venerdì 12 settembre 2008

Considerazioni

Oggi è il 12 settembre 2008. Sette anni fa io mi trovavo a casa, preparandomi, tra vendemmia e amicizie, al 02 Ottobre, per quando avrei dovuto recarmi presso l'aeroporto militare di Guidonia (RM) e essere sottoposto a visita medica per rimanere in ferma triennale (VFB) in Aeronautica Militare. Il 12 Settembre di sette anni fa, il mio sdegno era ai massimi livelli. Non avrei mai pensato di dovermi trovare a "vivere" un avvenimento simile. Considero e ho sempre considerato il popolo americano un pò come veniva considerato dai nostri nonni durante la controofensiva alleata in Italia; un popolo di gente spensierata, che non si rendeva conto di vivere all'interno di uno dei paesi più avanzati al mondo ma ugualmente disordinato socialmente. Un punto di vista simile a quello che poteva avere un osservatore imparziale appartenente al patto di Varsavia (se mai fosse stato possibile). Non mi stavano tanto simpatici, ma di certo non li odiavo. Ma questo mi indignava.

Cominciai a odiare i musulmani, gli immigrati e quelli residenti in mediooriente, avrei desiderato che tonnellate di bombe atomiche ed ettolitri di gas fossero sganciati su tutta la superficie dell'Afghanistan e anche oltre. Speravo di essere riammesso nelle forze armate, questa volta anche stipendiato "propriamente", speravo di poter essere assegnato a missioni in quei posti, speravo di venire faccia a faccia con quella gente, e avere occasione di poter scaricare odio e detonazioni guardando in faccia chi avrei ucciso, senza che avessi battuto ciglio. Non avevo sensi di colpa. O noi o loro.


Se avete letto il post su 1984, vi chiedo di leggere anche quanto segue.

Una bomba-razzo uccide centinaia di prolet a Pista Prima (ex Londra), Oceania. Subito il Partito organizza una manifestazione contro l'Eurasia, la nemica di sempre, in alleanza con l'Estasia, l'alleato di sempre. Il colpevole, Goldstein, viene condannato in contumacia e processato in effigie, una nuova legge marziale viene imposta alla popolazione per salvaguardarla, mentre un clima di terrore serpeggia tra la popolazione, che accetta suo malgrado queste restrizioni alla propria libertà, in cambio della sicurezza che solo un governo che controlla tutto può garantire.

Un'aereo di linea uccide migliaia di persone a Ground Zero, New York, USA. Subito il Congresso organizza una manifestazione contro Al Qaeda, la nemica di sempre, in alleanza con la Russia, l'alleato di sempre. Il colpevole, Osama Bin Laden, viene condannato in contumacia e processato in effigie, il Patriot Act viene imposto alla popolazione per salvaguardarla, mentre un clima di terrore serpeggia tra la popolazione, che accetta suo malgrado queste restrizioni alla propria libertà, in cambio della sicurezza che solo un governo che desidererebbe controllare tutto può garantire.

Per ulteriori approfondimenti: Fahrenheit 9/11, Zeitgeist Movie.

Ora dovrebbere essere più chiaro il perchè questo blog si chiama così........

mercoledì 10 settembre 2008

Il peggiore dei mondi possibili.

Desidererei continuare questo excursus letterario rifacendomi ai primi 3 libri citati fra le mie letture preferite nell'elenco alla vostra destra e sotto la mia foto ritoccata. Proporrò per primo 1984, del cui autore, G. Orwell, ho scelto la citazione in fondo alla pagina di questo blog. Per chi lo ha già letto, spero che questo articolo sia un modo di poterlo capire di più (l'ho riletto la settimana scorsa, e vi ho trovato ancora qualcosa di nuovo!) mentre, per chi non lo conoscesse, spero costituisca uno stimolo a scoprire un libro ancora dannatamente attuale anche a distanza di 60 anni dalla sua pubblicazione.


L’ambientazione

La matrice comune dei romanzi è la rappresentazione della società totalitaria in cui è un individuo, un gruppo o una specie a rappresentare la parte oppressa, quella che si ribella più o meno apertamente allo status quo. All’interno di tale struttura sociale sussistono regole, implicite o esplicite, il cui scopo è quello di pianificare, reprimere o influenzare il comportamento umano, e realizzare così quello che per gli “ingegneri sociali” (gli artefici del nuovo assetto e quindi autocrati detentori del potere) rappresenta l’utopia, il migliore dei mondi possibili, sia in senso materiale che ideale. Le dinamiche sociali, se ve ne sono, vengono stabilite dal potere assoluto che, strumentalizzando, distorcendo o sopprimendo concetti e strutture tipici della società umana come nazionalità, economia, legislazione, cultura, morale, etica e religione, riesce a conservare la propria posizione di predominio.
Tali società sono organizzate gerarchicamente tramite leggi, etiche, apparati economici, politici e militari a loro indispensabili, per assumere i caratteri di eternità e di immutabilità, effettiva o presunta, atti a renderli Leviatani[1] invincibili, meccanicamente concepiti allo scopo di racchiudere, sopprimere o imporre i comportamenti dell’uomo sociale, in nome di un ideale di ordine e raziocinio che finisce poi per sublimarsi in caos e irrazionalità, tragicamente eretti a sistema. Al di fuori di essi non viene consentito e concepito nulla o quasi. L’unica via per la felicità è quella di arrendersi agli imposti modelli di esistenza. L’unica via per la libertà è quella della ribellione.




La tirannia del futuro: 1984

1984 è l’ultimo libro scritto da Gorge Orwell (Eric Arthur Blair), nel 1948. Nato nel Bengala nel 1903, Orwell studia in Inghilterra, dove il suo stato sociale di inglese delle colonie influisce negativamente sui rapporti con i colleghi. Nondimeno, fu a Eton che per un semestre ebbe come insegnante Aldous Huxley. Nel 1922 Orwell si arruola nell’Indian Imperial Police di stanza in Birmania, distaccandosene nel 1927, amareggiato dalla realtà dell’imperialismo britannico [2] e all’inizio del 1928 si reca a Parigi per accrescere le sue conoscenze di vita vissuta, tra lavori umili e la prima esperienza con la scrittura; fu lì che nel 1929 apparve su Le Monde il suo primo articolo.

Rientrato nello stesso anno in Inghilterra, fu scrittore, critico, insegnante (periodo in cui, probabilmente, sviluppò il suo personale “socialismo”, di ispirazione utopica e libertaria), fino al 1937 [3], quando partecipò alla guerra civile spagnola a fianco del Partito Operaio di Unificazione Marxista, fino a che le alterne vicende della realpolitik, e un proiettile di un cecchino franchista (che lo colpì al collo), non lo costrinsero a fuggire [4]. La forte delusione di fronte alla sorte degli ideali per i quali aveva combattuto gli ispirò una definitiva diffidenza verso le ipocrite strumentalizzazioni di qualsiasi dirigenza politica.

Qualche anno dopo anche l’Inghilterra è coinvolta nel secondo conflitto mondiale, esperienza che sarà determinante per Orwell e la genesi della sua opera più nota, che verrà completata solo nel 1948. Prima del suo autoesilio nelle Ebridi nel 1947 col figlio adottivo Richard, aveva collaborato come giornalista con stampa e radio britanniche (il Tribune, l’Observer e la BBC). Durante la guerra, arruolatosi volontario nella Home Guard, riuscì a dedicarsi alla saggistica e alla collaborazione con alcune riviste, mentre a ostilità terminate si recò come corrispondente in un’Europa ancora sconvolta dalla distruzione. Afflitto dai problemi di salute causati dall’intensità della sua vita, muore nel 1950 a Londra.


L’ultimo uomo in Europa

Il titolo di questo paragrafo è anche quello originariamente scelto da Orwell per 1984, un semplice anagramma dell’anno di ultimazione. Si tratta di una storia di ribellione individuale ad un sistema sociale basato su oppressione, violenza e menzogna, del quale però il protagonista fa parte e ne è complice suo malgrado. Alla fine è il potere a vincere, e il libro si chiude senza presagire alcuna speranza di salvezza per il futuro. È però l’atto della rivolta che funge da guida all’interno della società da incubo descritta da Orwell.

Dopo la prima sensazione di straniamento temporale di fronte all’immagine dei tredici rintocchi di campana in un giorno di Aprile insolitamente freddo e luminoso (un richiamo intertestuale alla Wasteland Eliotiana), con la quale si apre il primo capitolo, vediamo definirsi il protagonista Winston Smith attraverso la propria routine di impiegato nella burocrazia della società totalitaria del futuro, alle prese con i problemi quotidiani e il proprio conflitto psicologico, dal quale deriverà la decisione di opporsi apertamente al potere, inizialmente scrivendo un diario, cioè un atto di autoaffermazione personale proibito e punito con la sistematica soppressione dell’individualità.

Determinante per la sua scelta è la storia d’amore con la coprotagonista Julia, sua collega, anch’essa insofferente verso l’oppressione, sebbene in una prassi diversa. Per frequentare Julia, Winston si ricrea uno spazio in una stanza in affitto nel quartiere popolare, altra cosa altamente proibita. Ma la ribellione di Winston è già stroncata sul nascere: O’Brien, l’intellettuale che rappresenta il potere dell’Inner Party e che lo sorveglia già da diversi anni sapendo tutto di lui, dal diario alla stanza fino alle sue personali paure, gli tende la trappola definitiva, dapprima fingendo di essergli in qualche modo vicino e poi di favorirlo nella ribellione, addirittura procurandogli un testo proibito e rivoluzionario che in realtà è un’esca, e annoverandolo apparentemente in una organizzazione sovversiva chiamata The Brotherhood, unicamente per indurlo a scoprirsi definitivamente agli occhi della Thoughtpolice, gli agenti del potere esecutivo della spietata società di Oceania, che non tollera l’esistenza di un solo pensiero eretico.

La terza parte, ambientata nella struttura governativa preposta alla tutela dell’ordine (il Ministero dell’Amore o MiniLuv in Newspeak), contiene la fase della “rieducazione” del protagonista, attraverso torture mentali e fisiche, composta da tre momenti: apprendere, comprendere e accettare. È qui che il personaggio di O’Brien, attraverso l’interazione psicologica con Winston, viene maggiormente definito, e con lui i reali aspetti della società che non sono ancora emersi dal racconto. Alla fine del libro Winston, dopo torture e brainwashings che hanno minato in lui la capacità di raziocinio, viene messo di fronte al proprio orrore personale nella famigerata stanza 101 [5]. L’ultima fase del processo ha per scopo la totale accettazione emotiva del potere e la distruzione dei sentimenti personali ancora in suo possesso; alla fine arriva la resa e Winston “accetta” la propria disumanizzazione chiedendo, per salvarsi, che al suo posto venga torturata Julia. A questo punto la narrazione assume toni onirici: Winston è stato rimesso in libertà, è sinceramente pentito, non prova più interesse per Julia e alla fine arriva ad amare sinceramente l’icona del potere, il Grande Fratello, prima di essere giustiziato con una fucilata alla testa, alfa e omega della sua ribellione. È questa dell’autore una scelta coraggiosa e coerente: un lieto fine sarebbe stato impossibile.


La società di Oceania


Sopra è riportata la mappa politica del mondo in cui è ambientato 1984; quest’ultimo è diviso in tre superstati di dimensioni continentali chiamati Oceania, Estasia ed Eurasia. Dal libro di Goldstein si apprende che la società umana è sempre stata divisa in tre gruppi, le Alte, le Medie e le Basse. In Oceania Alti, Medi e Bassi sono rispettivamente l’Inner Party, l’Outer Party, e i proles. Se fino a quel momento le rivoluzioni erano state guidate dalle Medie contro le Alte con l’aiuto delle Basse, per poi in sostanza ristabilire ogni volta l’antico ordine fino alla prossima rivoluzione, l’applicazione dell’Ingsoc ha congelato il tempo in un eterno presente, in modo da rendere impossibile un mutamento dello status quo così come è a volte storicamente avvenuto. Il numero dei membri dell’Inner Party è bloccato a sei milioni, un po’ meno del 2% della popolazione di Oceania, quello dei membri dell’Outer Party circa il 13%, e i proles ammontano al restante 85% [6]. L’atmosfera è quella di una continua guerra o assedio, in cui una popolazione terrorizzata e stremata ha ormai scelto di rimettersi a un potere forte, anche dittatoriale, pur di non sprofondare in un temuto stato di anarchia. La rivoluzione operata dal Partito non viene mai considerata conclusa ma solo annunciata e promessa, al fine di giustificarne in eterno la detenzione del potere. Conclusa una pace con l’Eurasia, si entra in guerra con l’Estasia e viceversa [7].

Ma una guerra perpetua finisce col confondersi con una pace altrettanto perpetua. La guerra perpetua serve in realtà ad assorbire, distruggere e sprecare le eccedenze di beni di consumo prodotte, al fine di mantenere un perenne stato di povertà calcolata nella popolazione [8], limitandone perciò il massimo di attività intellettuale solo un po’ al di sopra dei meri bisogni della sopravvivenza. Inoltre, non esistendo leggi formalmente scritte, tranne gli slogan e l’interpretazione ufficiale dell’Ingsoc [9], il potere esercita un arbitrio assoluto. Si negano nella pratica la ridistribuzione della ricchezza, la sovranità del popolo e la libertà affermate in teoria. Inoltre, nella prigione di dimensioni continentali che è Oceania, l’operato dell’Outer Party e dei proles viene sorvegliato in continuazione dal panopticon [10] della Thoughtpolice attraverso una rete onnipresente di teleschermi, telecamere, microfoni, mura di vetro e di spie addestrate a riconoscere il minimo segno, conscio o inconscio, di divergenza dalla dottrina ufficiale: un atteggiamento tiepido anziché fanatico, un tono della voce incerto o sospettoso, oppure una espressione del viso che non sia di sincero spirito di agitprop per il Grande Fratello.

Solo chi si fonde totalmente col sistema ne acquisisce i poteri, mentre chi vi si oppone viene catturato, rieducato, a volte usato come propaganda vivente nei “processi pubblici”, e in ogni caso eliminato dalla vita e dalla memoria dei posteri. Bombe-razzo (ordigni simili alle V1 e V2 naziste) vengono lanciate ad intervalli regolari nei quartieri dei proles, attribuendone la provenienza al superstato con cui si è in quel momento (sempre stati) in guerra, dirottando così l’odio inconscio delle masse verso il governo in odio conscio verso il nemico. Le pecche nella produzione materiale o “burocratica”, se ammesse, sono semplicemente imputate a chi possa essere (in pratica chiunque) accusato di essere un sabotatore, così da perpetuare un clima di terrore, sospetto e delazione [11]. La spietata, disumana e perfetta attività direttiva dell’Inner Party, le formalità obbligatorie per l’Outer Party (parate, comizi, riunioni, il cortometraggio di propaganda Two Minutes Hate), e i passatempi verso cui viene permesso ai proles di sprecare la propria capacità intellettuale, completano l’orizzonte della più terribile, forse, delle distopie letterarie di inizio ‘900.


[1] Il Leviatano è probabilmente il libro più conosciuto di Thomas Hobbes, pubblicato nel 1651. Hobbes è il massimo teorico dell’assolutismo. Esso tratta il problema della legittimità e della forma dello stato, rappresentato sulla copertina della prima edizione come un gigante costituito da tanti singoli individui, che regge in una mano una spada, simbolo del potere temporale, e nell'altra il simbolo di quello religioso a indicare che, secondo Hobbes, i due poteri non vanno separati. È il primo caso in cui all’unità del Corpus Christianum medievale si contrappone la potenza puramente e totalmente terrena dello stato sovrano. La ricerca non è più il genere umano ma lo stato, unione stretta dagli individui per formare una società armata di potere sovrano. Quindi lo stato è una forma suprema di organizzazione sociale rispetto al quale l’individuo è totalmente subordinato. Il titolo è ripreso dall’omonima figura biblica dell’Antico Testamento.

[2] Burmese Days (1934).

[3] La realtà della metropoli vissuta ai margini della società è descritta in Down and out in Paris and London (1933), così The Road to Wigan Pier (1937) è un vivido resoconto delle dure condizioni di vita dei minatori dell’Inghilterra centrale.

[4] Homage to Catalogna (1938), è un sofferto diario in cui Orwell registra il cinismo della guerra moderna descrivendo le trame di potere, i giochi politici e la propaganda ingannatrice della Germania Hitleriana e della Russia Stalinista, e il loro appoggio alle fazioni in lotta per garantirsi in realtà il futuro dominio ideologico nella penisola iberica.

[5] Un’osservazione: se considerato espresso in notazione binaria, il numero 101, convertito in decimale diventa 5; O’Brien, mostrando solo 4 dita a Winston, lo persuade a vederne 5. Il rapporto fra programmazione della mente e strumentalizzazione dei segni del sistema comunicativo verrà ripreso in seguito.

[6] Al di là dell’organizzazione gerarchica della società, la conseguente divisione dei poteri tramite quattro ministeri (MINIPLENTY, MINITRUE, MINILUV, MINIPAX) è indicativa della semplicità/complessità della macchina statale di Oceania che inoltre, non avendo capitale, evita di concentrare i suoi gangli vitali in un sol punto, aumentando così la propria invulnerabilità.

[7] Il fatto che le vecchie isole britanniche siano praticamente vicinissimi al nemico territorio Eurasiano non significa che da questo possano essere conquistate e annesse. I confini dei superstati sono stati infatti calcolati in modo da non permettere mai a una potenza di avere la meglio sulle altre. Una vittoria o una sconfitta significherebbero, dal punto di vista politico interno/esterno, la fine della guerra, che invece si vuole perpetua. Ogni nazione quindi ha da considerarsi invincibile, mantenendo così intatto il proprio ordinamento sociale/politico interno. La guerra diventa così una questione di politica interna.

[8] L’economia di Oceania è totalmente controllata dallo stato, cioè dal Partito, tramite il Ministero dell’Abbondanza (Miniplenty). Ad esso si deve la pianificazione di appositi piani pluriennali, eternamente rinnovabili e ridimensionabili, particolarmente orientati allo sviluppo dell’apparato bellico. Così, la continua guerra assorbe tutte le eccedenze di produzione, fino a un livello talmente alto da provocare la totale dipendenza economica della popolazione verso lo stato

[9] L’Inner Party ha elaborato tre slogan: “War is Peace”, “Freedom is Slavery” e “Ignorance is Strenghth”. Quanto all’Ingsoc (Socialismo inglese), esso è il sistema filosofico che regola la vita sociale in Oceania. È presente, con nomi diversi, anche negli altri 2 superstati “rivali” nel resto del mondo. Potremmo descriverlo come una filosofia politica-economica-sociale che nella sua weltanschaunng aggressivamente materialistica viene “dialetticamente” a inglobare-neutralizzare-ridefinire anche la sua eventuale controparte idealistica, opportunamente (ri)elaborata per autolegittimarsi il potere, come può esserlo stata il Marxismo-Leninismo nella veste, ritoccata e manipolata, dello Stalinismo.

[10] Struttura architettonica ideata da J. Bentham (1748-1832), politico inglese teorico dell’utilitarismo, che permette la sorveglianza di decine di prigionieri da parte di una sola guardia.

[11] È negli uffici-fabbriche del partito esterno, le mani del potere, che è più diffuso il tipo di umanità dal carattere smorto, sospettoso, mediocre e falso, avvolto nel più grigio conformismo da burocrazia statale, con le formalità fisse, la corsa spregiudicata al più piccolo privilegio, l’atmosfera di ostilità repressa ma avvertibile, dove gli unici sentimenti sono di amore automizzante/atomizzante verso il Grande Fratello e furore cieco verso i nemici, ribaditi dai Due Minuti di Odio. I rapporti umani vengono ridefiniti, i matrimoni sono proibiti se si avverte la presenza di un minimo di amore reciproco tra i futuri sposi, i figli vengono educati a spiare e denunciare i genitori, il sesso in quanto piacere viene considerato controrivoluzionario, e ogni genere di attività individuale (quando essa è possibile o permessa) viene considerata sospetta. È l’amicizia in primis a farne le spese. La cultura di regime altera e modifica la percezione della realtà al pari di una droga, dalla quale si ha poi la più disperata e assoluta delle dipendenze. E alla fine è il Socing a costituire l’unica ragione di vita dell’autentico cittadino di Oceania.



Lo stato fondato sul sacrificio umano

È opinione comune tra i critici che Orwell, riguardo la “creazione” del setting di 1984, si sia ispirato al metodo di indagine storico-sociale di J. Burnham[1] e al proprio studio della prassi politica dell’U.R.S.S. staliniana[2]. Un’analisi comparata dei caratteri della Russia Sovietica e della fittizia Oceania permette di identificare una serie di sostanziali analogie. In primo luogo, il nuovo assetto politico è scaturito, come quello bolscevico, da una serie di rivoluzioni originatesi da un precedente stato di guerra su vasta scala; inoltre, il territorio occupato dallo stato totalitario ha dimensioni continentali, come l’ex Russia zarista durante la Grande Guerra:

The splitting up of the world into three great super-states was an event which could be and indeed was foreseen before the middle of the twentieth

century. With the absorption of Europe by Russia and of the British Empire by the United States, two of the three existing powers, Eurasia and Oceania, were already effectively in being. The third, Eastasia, only emerged as a distinct unit after another decade of confused fighting. (1984, pp. 151-152)

Ora, gli artefici di queste rivoluzioni, avevano conquistato il potere sfruttando il precedente stato di guerra, instaurando in seguito il proprio regime monopartitico-totalitario[3]:

The new aristocracy was made up for the most part of bureaucrats, scientists, technicians, trade-union organizers, publicity experts, sociologists, teachers, journalists, and professional politicians…As compared with their opposite numbers in past ages, they were less avaricious, less tempted by luxury, hungrier for pure power, and, above all, more conscious of what they were doing and more intent on crushing opposition. This last difference was cardinal. (ibidem, p. 166)

A questo punto la nuova dirigenza, il Partito (l’èlite che si riconosce nella figura del leader illuminato, il Big Brother[4]) mette in pratica i punti del proprio programma politico, che in teoria ha l’obbiettivo di realizzare gli ideali per i quali si sono battute le masse, ma in realtà si traduce in una divisione in classi ancora più rigida e in un’economia totalmente pianificata, volutamente distrofica e concentrata nei settori bellico e spionistico:

After the revolutionary period of the fifties and sixties, society regrouped itself, as always, into High, Middle, and Low. But the new High group… knew what was needed to safeguard its position. It had long been realized that the only secure basis for oligarchy is collectivism. Wealth and privilege are most easily defended when they are possessed jointly. The so-called “abolition of private property”…meant, in effect, the concentration of property in far fewer hands than before: but with this difference, that the new owners were a group instead of a mass of individuals. Individually, no member of the Party owns anything…Collectively, the Party owns everything in Oceania, because it controls everything, and disposes of the products as it thinks fit. In the years following the Revolution it was able to step into this commanding position almost unopposed, because the whole process was represented as an act of collectivization. (1984, pp.166-187)

At the apex of the pyramid comes Big Brother...Below Big Brother comes the Inner Party. Below the Inner Party comes the Outer Party, which, if the Inner Party is described as the brain of the State, may be justly likened to the hands. Below that come the dumb masses whom we habitually refer to as “the proles”…(1984, p. 168)


Al pari di tutti gli altri settori di attività, il Partito controlla anche l’informazione e la cultura, operando una sistematica distorsione dei fatti. Solo un certo tipo di verità[5] è ritenuta corretta, quella in linea col pensiero ufficiale; a tal fine, ogni documento “scomodo” (libri, film, giornali, manifesti, statistiche e discorsi) viene di continuo alterato:

This peculiar linking-together of opposites - knowledge with ignorance… - is one of the chief distinguishing marks of Oceanic society. The official ideology abounds with contradictions even when there is no practical reason for them. Thus, the Party rejects and vilifies every principle for which the Socialist movement originally stood, and it chooses to do this in the name of Socialism…Even the names of the four Ministries by which we are governed exhibit a sort of impudence in their deliberate reversal of the facts. The Ministry of Peace concerns itself with war, the Ministry of Truth with lies, the Ministry of Love with torture and the Ministry of Plenty with starvation. These contradictions are not accidental, nor do they result from ordinary hypocrisy; they are deliberate exercises in doublethink. For it is only by reconciling contradictions that power can be retained indefinitely.

(1984, pp. 173-174).

But by far the more important reason for the readjustment of the past is the need to safeguard the infallibility of the Party…It is also that no change in doctrine or in political alignment can ever be admitted. For to change one's mind, or even one’s policy, is a confession of weakness…And if the facts say otherwise then the facts must be alteredThe mutability of the past is the central tenet of Ingsoc. Past events, it is argued, have no objective existence, but survive only in written records and in human memories…And since the Party is in full control of all records and in equally full control of the minds of its members, it follows that the past is whatever the Party chooses to make it…And if it is necessary to rearrange one’s memories or to tamper with written records, then it is necessary to forget that one has done so. The trick of doing this can be learned like any other mental technique. It is learned by the majority of Party members, and certainly by all who are intelligent as well as orthodox. In Oldspeak it is called, quite frankly, “reality control”. In Newspeak it is called doublethink, though doublethink comprises much else as well. (1984, pp.171-172).


Il Partito si appoggia su un’ideologia, l’Ingsoc o Socialismo Inglese[6], secondo la quale ad una vecchia concezione dell’uomo, della natura e della storia viene sostituita un’altra; l’uso che ne fa il Partito è giustificare la propria detenzione del potere, insieme ad un perfetto apparato repressivo, la Thoughtpolice[7], ed un nuovo strumento in grado di influenzare le coscienze in un modo ancora più efficace e raffinato: il Newspeak[8], espressione del Doublethink:

Doublethink means the power of holding two contradictory beliefs in one’s mind simultaneously, and accepting both of them…The process has to be conscious, or it would not be carried out with sufficient precision, but it also has to be unconscious, or it would bring with it a feeling of falsity and hence of guilt. Doublethink lies at the very heart of Ingsoc, since the essential act of the Party is to use conscious deception while retaining the firmness of purpose that goes with complete honesty…Ultimately it is by means of doublethink that the Party has been able - and may, for all we know, continue to be able for thousands of years - to arrest the course of history. (1984, p.172)


The first and simplest stage in the discipline…is called, in Newspeak, crimestop. Crimestop means the faculty of stopping short, as though by instinct, at the threshold of any dangerous thought. It includes the power of not grasping analogies, of failing to perceive logical errors, of misunderstanding the simplest arguments if they are inimical to Ingsoc, and of being bored or repelled by any train of thought which is capable of leading in a heretical direction. Crimestop, in short, means protective stupidity. But stupidity is not enough. On the contrary, orthodoxy in the full sense demands a control over one’s own mental processes as complete as that of a contortionist over his body. (1984, 170-171)


All the beliefs, habits, tastes, emotions, mental attitudes that characterize our time are really designed to sustain the mystique of the Party and prevent the true nature of present-day society from being perceived…The discontents produced by his bare, unsatisfying life are deliberately turned outwards and dissipated by such devices as the Two Minutes Hate, and the speculations which might possibly induce a sceptical or rebellious attitude are killed in advance by his early acquired inner discipline…(1984, 171-172)

È richiesto un continuo stato di isteria guerriera e odio verso chiunque (anche conoscenti e familiari) sia il nemico, sia esso il traditore interno (i thoughtcriminals o gli agenti di Goldstein)[9] oppure la superpotenza esterna[10], e una perenne idolatria verso il leader:

A Party member is required to have not only the right opinions, but the right instincts…A Party member is expected to have no private emotions and no respites from enthusiasm. He is supposed to live in a continuous frenzy of hatred of foreign enemies and internal traitors, triumph over victories, and self-abasement before the power and wisdom of the Party. (1984, p.170)

War prisoners apart, the average citizen of Oceania never sets eyes on a citizen of either Eurasia or Eastasia, and he is forbidden the knowledge of foreign languages. If he were allowed contact with foreigners he would discover that they are creatures similar to himself and that most of what he has been told about them is lies. (1984, p.159)


Le uniche differenze degne di nota tra la “reale” Russia stalinista e la “fittizia” Oceania consistono nella sorveglianza tramite gli onnipresenti teleschermi (che l’arretrato sviluppo tecnologico del primo regime sovietico difficilmente avrebbe potuto attuare); nel meccanismo della guerra continua (nel senso di scontro militare diretto, sostituito nella realtà da quello ideologico definito “Guerra Fredda”); infine, nella severa regola di puritanesimo sessuale che permette solo rapporti per fini procreativi (goodsex). Nella finzione Orwelliana, queste differenze principali con la realtà sovietica nascevano una nuova attitudine delle classi dirigenti: desiderare unicamente il potere per il potere, da ottenere e mantenere ad ogni costo. E tutto ciò viene rivelato da O’Brien a Winston durante la drammatica fase della rieducazione:

The Party seeks power entirely for its own sake. We are not interested in the good of others; we are interested solely in power. Not wealth or luxury or long life or happiness: only power, pure power…The German Nazis and the Russian Communists came very close to us in their methods, but they never had the courage to recognize their own motives…We are not like that. We know that no one ever seizes power with the intention of relinquishing it. Power is not a means, it is an end. One does not establish a dictatorship in order to safeguard a revolution; one makes the revolution in order to establish the dictatorship. (1984, p. 211-212)



1 In “The Managerial Revolution: What is Happening in the World (1941). J. Burnham, ex intellettuale trozkista americano, si schierò con l’ala conservatrice in seguito a un dissidio interno al Socialist Workers Party riguardo il reale motivo dell’invasione sovietica in Finlandia. A differenza della spiegazione trozkista della “rivoluzione degenerata”, secondo Burnham la vera natura del sistema sovietico era una dittatura burocratico-collettivista, guidata da una nuova classe, quella dei dirigenti di partito. Da qui la sua opinione che il capitalismo stesse scomparendo, ma che il socialismo non l’avrebbe sostituito. Cfr. “G. Orwell, Collected Essays, London, Seecker & Warburg, 1961,Vol. IV, pp. 160-181”.

[2] “La distruzione della memoria sociale diventa un’industria di base in Oceania, e qui, naturalmente, Orwell si ispirava direttamente allo stalinismo che, essendo la forma più «avanzata» di totalitarismo, era molto più esperto in questo lavoro che non il fascismo. Hitler faceva bruciare i libri, Stalin li faceva riscrivere”. Irving Howe, tratto da Politica e romanzo, Lerici, Milano, 1963. Tuttavia, alla sua indignazione verso la classe dirigente del Politbjuro andrebbe aggiunta l’avversione a quel Nazismo che aveva seriamente minacciato non solo gran parte dell’Europa continentale, ma anche la stessa Inghilterra

[3] Il Partito Socialdemocratico Russo Operaio Bolscevico, divenuto “legale” a Pietrogrado nel Febbraio 1917, e diventato nel 1919 Partito Comunista Russo (dei bolscevichi), rappresentava il principale antagonista del Governo Provvisorio composto da borghesia e aristocrazia, formatosi per colmare il vuoto di potere causato dall’abdicazione di Nicola II. (cfr. G. M. Basile, in Storia della civiltà letteraria russa, Utet, Torino, 1997, pp. 227).

[4] Big Brother is infallible and all-powerful…Nobody has ever seen Big Brother. He is a face on the hoardings, a voice on the telescreen…Big Brother is the guise in which the Party chooses to exhibit itself to the world. His function is to act as a focusing point for love, fear, and reverence, emotions which are more easily felt towards an individual than towards an organization.” (1984, p. 168). L’allusione dell’autore ai manifesti sovietici di propaganda raffiguranti il baffuto Josif V. Stalin, e al suo “culto della personalità” è chiarissima.

[5] Il principale organo di informazione ufficiale del governo sovietico è stato il giornale (stampato in forma legale dal 6 Marzo 1917) Pravda, che in russo significa “verità, cosa giusta”.

[6] “In Oceania the prevailing philosophy is called Ingsoc, in Eurasia it is called Neo-Bolshevism, and in Eastasia it is called by a Chinese name usually translated as Death-Worship...The citizen of Oceania is not allowed to know anything of the tenets of the other two philosophies, but he is taught to execrate them...Actually the three philosophies are barely distinguishable, and the social systems which they support are not distinguishable at all. Everywhere there is the same pyramidal structure, the same worship of semi-divine leader, the same economy existing by and for continuous warfare.” (1984, pp. 159-160)

[7] La Toughtpolice è la polizia segreta di Oceania, incaricata di scovare l’eresia spiando i governati, perpetuando così il “terrore”. Nella russia stalinista, questo era il compito del Commissariato del Popolo agli Affari Interni, lo spietato N.K.V.D., esecutore delle epurazioni politiche, delle deportazioni dei prigionieri e dello sterminio tramite i Gulag.

[8] Il Newspeak, elaborato dai linguisti del Partito, è caratterizzato dalla drastica riduzione quantitativa e qualitativa dei vocaboli, dall’abbreviazione di particolari lessemi e dalla semplificazione delle regole morfosintattiche dell’Oldspeak (l’inglese corrente). Il risultato è un idioma in cui a ogni espressione possa corrispondere un solo significato, quello politicamente ortodosso; paragonabile ad un linguaggio informatico, esso mira a fornire esclusivamente gli strumenti logico-cognitivi permessi, “programmando” la mente rendendola un sistema chiuso e statico ed evitare così ogni manifestazione di pensiero indipendente. (Cfr. 1984, The principles of newspeak, p. 241)

[9] Alla chiara corrispondenza Trotskij-Goldstein, bisogna accostare il caso del quattordicenne Pavlik Morozov, che, come la figlia di Parsons, collega di Winston, denunciò il padre, e per questo fu iscritto nel libro d’onore dei pionieri, una sezione della Gioventù Comunista (KomSoMol). (Cfr R. Conquest, Stalin, Mondatori, Milano, 2003, p. 22).

[10] Con il patto di non aggressione Molotov-Von Ribbentrop, stipulato nell’agosto del 1939, la Germania hitleriana non fu, ufficialmente, ritenuta nemica fino all’invasione del 22 giugno 1941. Dopo la vittoria sui nazisti e il vertice di Jalta, la temporanea pace con U.S.A. e Regno Unito si sublimò in un nuovo conflitto, quello ideologico della “Guerra Fredda”. Per necessità politica (esattamente come in Oceania), gli alleati della Russia potevano divenirne i nemici e viceversa. (Cfr. R. Conquest, Stalin, Mondatori, Milano, 2003, pp. 246, 261, 292, 309-311).