martedì 16 settembre 2008

Sieg Heil!

Se, leggendo il post su 1984 (e la conseguente critica della prassi totalitaria del comunismo) qualcuno ha creduto che io avessi una visione politica opposta, sciolgo i dubbi pubblicando la mia analisi di un altro romanzo distopico, Swastika Night, incentrato, come si capisce dal titolo, su qualcosa di ben diverso. Buona lettura.


La Cassandra del XX secolo

Nel luglio 1940, in piena seconda guerra mondiale, la casa editrice inglese Left Book Club, di orientamento progressista (per la quale scriveva anche G. Orwell) decise di ripubblicare una novel, già edita nel 1937, il cui contenuto ora si rivelava drammaticamente attuale, essendo ambientata in un desolante medioevo futuro nel quale il Terzo Reich domina metà della superfice terrestre. L’autore del libro (scritto a soli quattro anni dall’ascesa di Hitler) si firmò Murray Constantine.
Nel 1985, la docente universitaria statunitense Daphne Patai, durante una ricerca sulla letteratura utopica femminile, ebbe l’occasione di leggere Swastika Night. Per la studiosa, il punto di vista dell’autore consisteva in un’accusa alla polarizzazione maschile del potere nella società e al suo conseguente culto eterodistruttivo della virilità, insolitamente attribuibili, anche secondo la Patai, a un Mr. Constantine. Ulteriori ricerche confermarono i sospetti, da tempo presenti fra i critici, che dietro uno pseudonimo maschile si celasse in realtà una donna, Katharine Burdekin.
Quel poco che si sa della sua vita è pubblicato nella postfazione dell’opera, ripubblicata nel 1985 dalla Feminist Press per conto della stessa Patai, a cui va il merito di averne salvato la figura dall’oblio. Descritta come una “intensely private person”, Katharine Penelope Cade nacque nel luglio 1896 a Derbyshire. Studiò al Cheltenham Ladies’ College. Nel 1915 sposò Beaufort Burdekin, dal quale ebbe due figli. Durante la Grande Guerra fece parte di un corpo volontario di infermiere che operavano nell’ospedale militare di Cheltenham. Nel 1920 seguì il marito in Australia fino al 1922, quando fece ritorno in Cornovaglia per vivere da sola con la madre e la sorella, Rowena Cade, fondatrice del Minack Theatre. Si sa che nel 1926 incontrò una donna con la quale visse fino alla propria scomparsa, avvenuta nel 1963. Scrisse, oltre a Swastika Night e altri racconti firmati però col vero nome, Quite Ways (1930), Proud Man (1934), Venus in Scorpio (1940, insieme a M. Goldsmith) mentre uscì postumo The End of This Day’s Business (1989), che la Patai ritiene essere stato scritto a cavallo fra gli anni Quaranta e Cinquanta(1) . La sua personale visione della storia e della cultura in rapporto ai condizionamenti dei ruoli nella società costruiti intorno a discriminazioni di tipo sessuale, ai quali è sottoposto l’individuo in un ambiente sostanzialmente patriarcale, anticiperà quella sviluppata negli anni Settanta dalla critica femminista.

(1) La Burdekin usò lo pseudonimo solo per le opere nelle quali rappresentava i legami tra discriminazione sessuale e totalitarismo. In Quiet Ways vengono confrontate le donne che si oppongono alla guerra mosse dall’istinto materno, con quelle che invece l’appoggiano per sudditanza psicologica e materiale ai “dominatori” maschi; invece, The End of This Day’s Business descrive una società post-marxista in cui però i termini della disparità maschio-femmina sono invertiti in senso ginocentrico


Il Sacro Germanico Impero

A Hohenlinden, Baviera, il Cavaliere Teutonico Friedrich von Hess sta officiando la funzione religiosa mensile; si volta verso la città santa, Monaco, in direzione del braccio occidentale della chiesa a forma di svastica per recitare, insieme agli altri uomini lì riuniti, il Credo del culto imperiale, l’Hitlerismo. Seguendo distrattamente la cerimonia, un certo Hermann, un ragazzone biondo di 25 anni, sta ammirando la figura di un giovane corista dai lunghi capelli biondi, mentre le parole del Credo rimbombano per tutto l’edificio, accompagnate dal suono solenne e marziale di organi e tamburi. Dopo aver ricordato ai presenti le leggi immutabili della Società Hitleriana(2) , il Cavaliere annuncia, ritirandosi, la fine del rito. Gli uomini comuni, i Nazisti, escono dalla chiesa per permettere la Funzione delle Donne, considerata indegna della presenza maschile. Una volta fuori, Hermann inaspettatamente incontra un amico, conosciuto durante il servizio militare svolto precedentemente in Inghilterra, che ora si trova in Germania per un pellegrinaggio ai luoghi santi del culto di Hitler.
Alfred, un tecnico aeronautico inglese, è una delle figure principali del libro. È un uomo dotato di grande spirito e intelligenza, capace di ricambiare disinteressatamente l’amicizia di Hermann. Quello che lega il giovane guerriero germanico (fisicamente temibile quanto istericamente infantile) ad Alfred è la consapevolezza che questi incarni una superiore specie di uomo, nonostante in ogni nazista sia inculcato il disprezzo per i popoli vinti e questi ultimi, almeno in senso spirituale, non si siano mai sentiti totalmente sottomessi. Tuttavia, durante una passeggiata in un bosco, le convinzioni “eretiche” che Alfred espone in compagnia dell’amico innescano in questi degli impulsi omicidi a stento frenati dalla loro amicizia. Come Nazista, Hermann dovrebbe uccidere Alfred con il suo pugnale da cerimonia ma non lo fa, sentendosi indegno del suo ruolo. Improvvisamente, Hermann sorprende il corista della cappella mentre sta tentando di violentare una ragazza Cristiana, sebbene questa, secondo le leggi Hitleriane, debba essere soggetta a un disprezzo totale. Pazzo di gelosia, Hermann percuote brutalmente il ragazzo, salvato solo dall’intervento di Alfred. Obbligati a riferire l’accaduto alle autorità, i due risalgono la gerarchia locale fino al cospetto del Cavaliere di Hohenlinden in persona.
La triade dei personaggi a questo punto è riunita. Friedrich von Hess, Cavaliere Teutonico del Circolo dei Dieci, porta con sé la maledizione della conoscenza. Egli possiede un libro nel quale è descritta in prima persona la realtà storica pre-Hitleriana, scritto da un suo antenato circa 600 anni prima, durante la genesi del culto di Hitler, concepito da un isterico, frustrato e sanguinario politico, W. von Wied, l’apostolo della nuova religione della virilità guerriera, un “successore” di J. Goebbels, il ministro della propaganda del Reich. La mitogenesi del potere si è attuata tramite la mistificazione della figura dell’Hitler storico assimilato esteticamente a Thor, a cui segue un plagio del mito della nascita di Atena (il Fuehrer è biondo e possente, non è nato da donna ma è esploso dalla testa del Padre). Seguono il provvedimento politico denominato “Riduzione delle Donne” e la distruzione della cultura alfabetica tramite i roghi dei libri, in una ancor più tragica Norimberga, che diede alla società l’ordine immutabile stabilito dai vincitori. Oltre al libro, anche una fotografia del Fuehrer in carne e ossa concorre a costituire la prova della mistificazione sulla quale si basa l’Impero Germanico. Per secoli i von Hess si sono tramandati il prezioso oggetto. In conseguenza del dissidio interno causato dalla conoscenza della verità accoppiata al ruolo ricoperto nella gerarchia Hitleriana, ogni von Hess ha sempre mostrato segni di eccentricità, ed è stato sempre trattato con sufficienza dai suoi pari. Ma questo Cavaliere non ha più eredi a cui affidare il documento, essendo questi deceduti durante azioni militari. Dopo un tentato suicidio avvenuto durante un volo a bordo del proprio aereo, lasciato pilotare intenzionalmente ad Alfred, poco esperto di volo pratico, von Hess ha nei giorni successivi una conversazione con il tecnico inglese. Dopo essersi convinto dell’integrità spirituale del suddito, lo reputa degno di essere messo a conoscenza del contenuto del manoscritto e di continuare la missione; dopo averlo fatto giurare nello stesso rito dei Cavalieri, gli affida il libro. Ma Alfred, terminato il pellegrinaggio, deve tornare in Inghilterra.
Hermann, pur di seguirlo, ritratta la sua versione dell’aggressione al corista e affronta la punizione dell’Esilio, scegliendo come destinazione la piana di Salisbury, dove Alfred lavora in un hangar militare Nazista. L’unico conforto del giovane tedesco, sconvolto dalle rivelazioni del Cavaliere e dal disonore della sua condizione di paria, è la vicinanza dell’amico inglese, verso il quale è possibile intuire che nutra un rapporto affettivo di natura velatamente omosessuale. D’altra parte Alfred, che si è riunito con i suoi figli Fred, Thomas e Jim, affida il libro ad un nascondiglio sotto Stonehenge, aiutato dal primogenito Fred e da Hermann. Dopo notti di lettura a lume di candela nell’antico rifugio militare scavato sotto i megaliti, Alfred decide di far visita ad un uomo, Joseph Black, appartenente alla setta dei Cristiani, per tentare di conoscere meglio il loro culto, alla luce di quanto appreso dal manoscritto. Si reca poi nel Quartiere delle Donne dove Ethel, che è temporaneamente in suo possesso, ha nel frattempo dato alla luce una bambina, Edith. L’etica dell’Impero Germanico (dalla quale Alfred, redarguito a proposito dal Cavaliere, non è mai stato totalmente immune) considera la nascita di una femmina un evento spiacevole per il padre e vergognoso per la madre; invece Alfred chiede all’incredula Ethel di poter tenere in braccio la piccola come se fosse un maschio. Brucia in lui la consapevolezza dello stato in cui versa ogni donna, confrontato con l’immagine di una florida ragazza ritratta nella foto al fianco di Hitler.
Proteggere la verità è però un’impresa rischiosa; durante una notte, una pattuglia armata di Nazisti scopre fortuitamente il nascondiglio. Fred riesce a scappare in tempo con il libro, mentre Hermann, per onorare il giuramento di fedeltà ad Alfred pronunciato di fronte al Cavaliere, viene ucciso dai soldati. Alfred, scioccato dalla vista dell’amico a terra, si getta a mani nude contro gli invasori per poi ritrovarsi, dopo uno stato di incoscienza, in un letto di ospedale, gravemente contuso e in fin di vita. A quel punto Alfred, che porta il nome del leggendario re inglese dalla grande cultura che difese il paese dall’invasione Scandinava, fa giurare a Fred, presso il suo capezzale, di continuare a custodire l’antico documento e di istruire, con saggezza e pazienza, altri uomini degni di recepirne il messaggio. In un finale drammatico, padre e figlio decidono di affidare il manoscritto di von Hess a J. Black. Sarà così virtualmente al sicuro dalle perquisizioni, ma altrettanto virtualmente inutile, poiché i Cristiani disprezzano l’alfabetismo. Il Santo Graal del terzo millennio viene così nascosto in una seconda cripta, dalle mura solide quanto il disprezzo xenofobo del quale è imbevuto un potere distruttivo dalla furia cieca, minacciato perfino dalla propria misoginia: perché, pochi lo sanno, la potenza della Germania sta rischiando il proprio untergang (declino). Infatti, la pace forzata con l’Impero Giapponese, l’eterno nemico, è stata voluta per abbassare il tasso di mortalità maschile e contenere il decremento demografico, in quanto le donne, le più sofferenti fra le creature, stanno ormai cessando di riprodursi. La loro natura biologica disprezzata, sminuita e vilipesa si sta ribellando ai dominatori semplicemente eseguendone gli ordini, cioè partorire prevalentemente figli maschi. L’umanità sta rischiando l’estinzione per sua stessa colpa; è questo il tragico destino che attende lo sprezzante, brutale e oscurantista Impero Germanico, se al nuovo crepuscolo degli dei seguirà l’ultima notte degli uomini, agonizzanti, sotto il segno della croce uncinata.

(2) As a woman is above a worm, So is a man above a woman. As a woman is above a worm, So is a worm above a Christian. So, my comrades, the lowest thing, The meanest, filthiest thing That crawls on the face of the earth Is a Christian woman. To touch her is uttermost defilement For a German man. To speak to her only is a shame. They are all outcast, the man, the woman and the child. My sons, forget it not! On pain of death or torture Or being cut off from blood. Heil Hitler.
(Swastika Night, Feminist Press, New York, 1985, p. 6-7)



Il Feudalesimo del Terzo Millennio

Nell’anno 720 dopo Hitler, il mondo è diviso in due grandi imperi. Padrone dell’Europa, dell’Africa e di metà continente eurasiatico, l’Impero Germanico divide con quello Giapponese il dominio sulle terre emerse. Come in 1984, le ideologie degli schieramenti sono identiche, con un Fuehrer da una parte e un Imperatore dall’altra, entrambi considerati di ascendenza divina. Il Terzo Reich, dopo una guerra ventennale, ha soggiogato un intero emisfero e vi ha instaurato le proprie istituzioni, secondo le quali quello tedesco si è dimostrato superiore a tutti gli altri popoli, arrogandosi poi il diritto di decidere le sorti dei vinti.
L’Impero Germanico è organizzato in una gerarchia piramidale(3) che vede, dall’alto in basso, il binomio divino Hitler-Dio Tonante, il suo pontefice il Fuerher, il proprio clero rappresentato dal Circolo Interno dei Dieci Cavalieri, i Nazisti tedeschi e, infine, tutti gli stranieri Hitleriani. Gli Ebrei sono stati annientati dovunque, i Cristiani che non hanno abiurato sono una minoranza emarginata, gli abitanti dei popoli sottomessi (ma anche i comuni Nazisti tedeschi) sono considerati dei sudditi dai quali ottenere forza lavoro, e infine, la condizione di ogni donna è quella di fungere da macchina riproduttiva alla totale mercè di ogni maschio. Esse sono confinate nei Quartieri delle Donne, autentici ghetti-lager sparsi per il Reich, nei quali i figli maschi vengono strappati alle madri dopo 18 mesi, mentre tutte le femmine sono considerate semischiave destinate a crescere, accudirsi a vicenda e procreare, obbligate a portare una uniforme che, insieme all’imposizione di portare i capelli rasati a zero e assumere una postura semieretta, contribuisce a cancellarne ogni tipo di antica bellezza; lo stesso linguaggio femminile è “ridotto ad un bisbiglio di paura tra le pareti del ghetto”(4) . Solo le donne Cristiane sono meno disprezzate delle altre: possono vivere in casa insieme ai figli; più che bestiame, sono considerate animali domestici senz’anima.
Al contrario, il potere maschile ha sviluppato una paradossale estetica secondo la quale la sola vanità concepibile è la propria; i capelli lunghi sono considerati simbolo di forza e bellezza (opinione condivisa anche dai Cristiani) e l’omosessualità, anche se scoraggiata ai fini della continuità della specie, è perfettamente tollerata. Il linguaggio dei dominatori è adorno di magniloquenti espressioni di sacralità guerriera(5) .
Benché in campo bellico si disponga di aerei, carri armati e navi da guerra, cultura, estetica religiosa ed economia sono retrocessi ad un livello medievale; i terreni vengono lavorati con la forza muscolare, solo chi è obbligato dal proprio ruolo è alfabetizzato (il sacerdote-Cavaliere von Hess ed il tecnico-meccanico Alfred, ma non il contadino-soldato Hermann), non esistono altri libri oltre a manuali tecnici e la Bibbia di Hitler, e il dogma di fede nella natura divina di Hitler, nel cui culto confluiscono sincreticamente gli aspetti più misticamente dispotici del Cristianesimo(6) e i caratteri più bellicosi del pantheon nordico, è ritenuto verità assoluta anche dai popoli conquistati.
Quello che non è stato abolito del passato è tenuto in vita dal potere solo per disporre di un termine di paragone con cui dimostrare la propria superiorità; così, Stonehenge non è stata distrutta al solo scopo di dimostrare l’inferiorità dell’architettura Inglese, mentre la lingua Tedesca non è stata imposta sulle altre perché ritenuta troppo sacra per essere condivisa anche dai dominati. Alle altre testimonianze hanno invece provveduto, nei secoli successivi, le fiamme e la violenza distruttrice del fanatismo.

(3) As a man is above a woman, So is a Nazi above any foreign Hitlerian. As a Nazi is above a foreign Hitlerian, So is a Knight above a Nazi. As a knight is above a Nazi, So is Der Fuehrer (whom may Hitler bless) Above all Knights, Even above the Inner Ring of Ten.
And as Der Fuehrer is above all Knights, So is God, our Lord Hitler, above der Fuehrer. But among God the Thunderer and our Lord Hitler No one is stronger than the other one, No one commands the other one, No one obey to the other one. Both are the same in this Holy Mystery.
Both are God.
Heil Hitler
(Swastika Night, 1985, Feminist Press, New York, p. 7)

(4) C. Pagetti, La notte della Svastica, prefazione, p. XI, Editori Riuniti, Roma, 1993.
(5) “Woman, where is my son? – Here, My Lord, here is your son that I, unworthy, have begotten.” (Swastika Night, 1985, Feminist Press, New York, p. 9)
(6) I believe in God the thunderer, who made this physical earth on which men march in their mortal bodies, and in His Heaven where all heroes are, and in His Son our Holy Adolf Hitler, the Only Man. Who was, not begotten, not born of a woman, but Exploded!
From the Head of His Father, He the perfect, the untainted Man-Child, whom we, mortals and defiled in our birth and in our conception, must ever worship and praise. Heil Hitler.
Who, in our need, in Germany’s need, in the world’s need; for our sake, for Germany’s sake, for the world’s sake ; came down from the Mountain, the Holy Mountain, the German Mountain, the nameless one, to march before us as Man who is God, to lead us, to deliver us, in darkness then, in sin and chaos and impurity, ringed down by devils, by Lenin, by Stalin, by Roehm, by Karl Barth, the four arch-fiends, whose necks He set under His Holy Hell, Grinding them into dust.
Who, when our Salvation was accomplished, went into the Forest, the Holy Forest, the German Forest, the nameless one; and was there reunited to His Father, God the Thunderer, so that we men, the mortals, the defiled at birth could see His Face no more.
And I believe that when all things are accomplished and the last heathen man is enlisted in His Holy Army, that Adolf Hitler our God will come again in martial glory to the sound of guns and aeroplanes, to the sound of trumpets and drums.And I believe in the Twin Arch-Heroes, Goering and Goebbels, who were found worthy even to be His Familiar Friends.
And I believe in pride, in courage, in violence, in brutality, in bloodshed, in ruthlessness, and all other soldierly and heroic virtues. Heil Hitler. (ibidem, p. 5-6)


Sangue e Onore

Sangue e Onore (Blut und Ehre) è un motto, inciso sulla lama dei pugnali in dotazione alle ShutzStaffel e sullo stesso che Hermann porta con sé dopo la funzione, in compagnia di Alfred. Fra il Reich storico e quello distopico le analogie ruotano, come in questo caso, attorno all’etica di un popolo che fa della propria superiorità militare un tratto di superiorità totale. La guerra e le virtù eroiche connesse costituiscono la pietra di paragone con cui giudicare il valore degli uomini. Lo Stato Nazionale voluto da Adolf Hitler (ex caporale decorato durante la Prima Guerra Mondiale) era inteso come una rinascita del precedente Reich Tedesco, forgiato dal dittatore sul fuoco del Reichstag, sul quale venne immolata la Repubblica di Weimar. Essa si costituituì dopo il Trattato di Versailles, dal quale la Germania uscì mutilata territorialmente e dissanguata economicamente. Secondo Hitler, una della cause della sconfitta andava imputata alla scarsa preparazione militare del popolo tedesco, la cui bellicosità era stata repressa dalla pacifica gestione borghese dello Stato e dall’internazionalismo Marxista.
Dalla nomina a Fuehrer nel ’33 fino all’inizio della Seconda Guerra Mondiale passarono solo sei anni, durante i quali la direzione dello Stato venne affidata, dopo lotte politiche interne (l’eliminazione delle SA, la vecchia guardia del Partito, culminata nella Notte dei lunghi coltelli), al Partito NazionalSocialista dei Lavoratori Tedeschi (N. S. D. A. P.), che aveva ormai scelto come simbolo la Svastica. La Germania avrebbe dovuto riconquistare il proprio lebensraum (spazio vitale) tramite la militarizzazione dello Stato sul rigido modello Prussiano; la sua epurazione dalle razze cosiddette inferiori (Untermensch) presenti su tale territorio nazionale; l’eliminazione della concorrenza politica; la ripresa dell’economia tedesca (ottenuta rioccupando e annettendo territori perduti dopo Versailles), disastrata dalla guerra precedente e dalla crisi del 1929, che investì tutto il mondo (ma non l’Unione Sovietica); una aggressiva politica estera, che avrebbe culminato nell’attacco alla Polonia del 1° settembre 39 e l’inizio delle ostilità. Ma, stretti dagli Alleati ad ovest e dall’Armata Rossa ad est, Hitler e la sua macchina bellica furono sconfitti. Il sogno di un Impero millenario naufragò a Berlino il 9 Maggio 1945. Due anni prima della guerra, la Burdekin,

che conosceva l’Hitler “rispettabile”, ammirato in tutto l’Occidente per aver salvato la Germania dalla crisi economica, e non ancora artefice delle leggi antisemite, ha già capito del Nazismo l’essenza oscurantista e totalitaria, maschilista e razzista, con la lucidità che può avere un’emarginata, una donna non sottomessa ai canoni di femminilità. Ella legge nel futuro come Cassandra l’oscura profezia di un universo in dissoluzione sotto il peso di un’ideologia folle e disperata…Eppure, la straordinaria qualità di straniamento prodotta dal romanzo della Burdekin non risiede soltanto in una visione così cruda e, a modo suo, capace di cogliere certe aberranti tendenze del Nazismo “storico”, già impregnato negli anni ’30 delle dottrine della razza, del sangue, del popolo superiore forgiato da un capo carismatico. Paradossalmente, l’immaginario Impero Hitleriano è lo spazio non della forza, ma della debolezza maschile. (cfr. C. Pagetti, La notte della Svastica, Editori Riuniti, Roma, 1993, prefazione, p. XI)


Gli Dei della Guerra

Cosa e come abbia fatto la Germania a scatenare la più sanguinosa e orrenda delle guerre moderne è un argomento ampiamente trattato dalla letteratura in campo storico. Cosa e come avrebbe fatto il Terzo Reich in caso di vittoria è l’argomento del romanzo della Burdekin. Il perché del Nazismo, della guerra e della Shoà è oggetto di studi accurati, di cui si occupano storici, filosofi, politici, giornalisti e psicologi, che ruotano tutti attorno alla figura di Adolf Hitler. Si tenterà qui di delineare invece che cosa sia stato in essenza il Nazismo, dal punto di vista della propria dottrina, della sua manifestazione storica e del suo demiurgo.
Si immagini il giovane caporale austriaco, ferito e temporaneamente menomato dai gas asfissianti(7) (usati in guerra per la prima volta), al quale è stata conferita una decorazione, apprendere in ospedale la notizia della resa della Germania. Se ne immagini la frustrazione di fronte al crollo dello Stato nel quale l’ex studente d’arte aveva intravisto, attraverso la carriera militare, una realizzazione personale. Se ne immagini il disprezzo nutrito verso coloro che, secondo lui, hanno concorso alla sconfitta, cioè il debole governo borghese, il boicottaggio dei partiti marxisti e vasti strati della casta militare colpevoli di non aver mostrato quel valore guerriero necessario alla vittoria. Se ne immagini, infine, la decisione di intraprendere una attività politica con la quale ristabilire l’ordine precedente il 1914, e magari anche vendicarsi. Questo è il punto principale della politica Hitleriana. Una violenta rivalsa finalizzata a fondare un impero destinato ad esercitare sulle altre nazioni una supremazia di tipo militare piuttosto che economica o culturale.

La guerra mondiale fu l’ultima ricevuta presentata al Reich dalla sbagliata politica estera del Reich stesso. Era un’altra la strada sa seguire: rinforzarsi nel Continente conquistando nuovi territori…Logicamente, era una politica che poteva essere attuata solo con l’alleanza dell’Inghilterra oppure aumentando in maniera eccezionale la forza armata ottenendo però come conseguenza un minor sviluppo dei compiti culturali per 40 o 50 anni. Questo sarebbe stato ben tollerato. (Mein Kampf, p. 195)

Il primo tentativo fallito di conquistare il potere, il Putsch del 1925 a Monaco, darà occasione ad Hitler, condannato ad un breve periodo di reclusione, di descrivere il proprio programma politico nel libro intitolato Mein Kampf (La Mia Battaglia). Nel 1930 il libro costava 12 Marchi e veniva stampato nel formato 12 x 18,9 centimetri, quello normalmente adoperato per la Bibbia. Nel libro:

Oltre a caratterizzare il tipico antisemitismo nazista (una gerarchia di razze con a capo gli ariani dai capelli biondi e occhi azzurri, puri e superiori agli ebrei), Hitler esorta allo sterminio del marxismo e contemporaneamente, alla creazione di un socialismo nazionale (lotta di razza invece di lotta di classe); la richiesta della sconfitta del bolscevismo attraverso una guerra di razza; lo stabilimento di più territorio nell'Est per nuovi spazi di vita che avrebbero realizzato il “destino storico” dei tedeschi; l’alleanza con l’Inghilterra col fine di evitare una seconda guerra a due fronti; l’ulteriore polemica al parlamentarismo con la proposta di trasformarlo in un Führerstaat (dittatura); il riassunto di tutto quanto nel programma del partito nazional-socialista tedesco dei lavoratori (NSDAP); autobiografia e storia del partito fino al 1924. (Fonte: Wikipedia)

I referenti politico-culturali del Nazismo possono essere rintracciati nell’Ottocento: parte non indifferente ha giocato il concetto darwiniano della sopravvivenza del più adatto tramite la “struggle for life”. Inoltre, si ricordino le dottrine di superiorità della razza bianca rispetto alle altre, propugnate in opuscoli come il Saggio sulla disuguaglianza delle razze a firma di J. A. de Gobineau, dottrine ottenute distorcendo il significato degli esiti dei primi studi linguistici sull’Indoeuropeo (definito allora anche Indogermanico) ed identificando una razza umana superiore definita Ariana (dal sanscrito Arya, nobile), i cui ultimi esponenti incontaminati risiedono nelle regioni del Nord Europa; a questo mito ha inconsapevolmente contribuito anche lo storico romano Tacito nel De Origine et Situ Germanorum, quando descrive le tribù al di là del limes come un popolo dai tratti somatici (colore di occhi e capelli, statura) uguali solo ai propri.

La lotta che presentemente infuria ha scopi molto grandi: una civiltà lotta per la propria sopravvivenza: una civiltà che comprende in sé millenni e che contiene insieme l’Ellenismo e il Germanesimo. (Mein Kampf, p. 48)


Da questo passato, ritenuto opportunisticamente glorioso e mitico, l’estetica nazista mutuò il proprio simbolo, l’antica raffigurazione solare della cultura indiana, la Svastica, dal sanscrito svasti, felicità, salute.

Dopo moltissime prove, disegnai la forma finale: un vessillo rosso con un disco bianco, al centro del quale era posta una croce uncinata nera…Nel rosso, riconosciamo l’idea sociale del movimento, nel bianco l’idea nazionalista, nella croce uncinata, l’impegno a combattere per l’affermazione dell’uomo ariano e per il diffondersi della tendenza al lavoro creativo, che fu e sarà sempre antisemitico. (ibidem, p. 112-113)


Certamente, nell’elaborazione ideologica del nazismo confluirono il concetto filosofico dell’Ubermensch (il Superuomo), quello della volontà aristocratica di potenza dei pochi eletti sul resto dell’umanità e quello che considera il Cristianesimo una malattia dell’anima, uno strumento di dominio da parte della Chiesa secolare volto ad annullare la vitalità dell’essere umano, presenti nell’opera filosofica di F. W. Nietszche (che pure non si pronunciò mai in favore dell’antisemitismo).
In questa ottica la morale Cristiana, se non la religione, venne sempre più ignorata, sostituita da una ritualità pagana originatasi dall’irrazionalismo romantico tedesco, che, toccando l’apice della grandezza nelle rappresentazioni drammatiche adorne di possenti sinfonie di R. Wagner, tendeva a recuperare l’antica estetica della mitologia nordica e dei suoi eroi immortali, privilegiandone il lato guerriero e aggressivo. Come gli antichi Greci disprezzavano i non Greci, così l’altro, il non Ariano, che diveniva oggetto di odio e disprezzo, venne identificato nel comunista e nell’Ebreo, accomunati storicamente nel Marx della dottrina Socialista.

Nel momento stesso in cui in Germania il comunismo sarà annientato, il giogo tedesco sarà per sempre distrutto. Poiché noi, nell’andamento della storia, non uscimmo mai annientati dalla potenza dei nostri nemici, ma soltanto dai nostri propri difetti e dagli avversari interni. (ibidem p. 254)


Come per gli antichi Spartani, il cui corpo sociale doveva essere composto solo da quelli che avrebbero potuto combattere per la comunità ottenuto eliminando i non adatti alla sopravvivenza, la politica razziale nazista si attuò con progetti di eutanasia (l’Aktion T4, dapprima applicato sui neonati e poi esteso ad altri soggetti che soffrissero di gravi infermità), di genocidio (la “Soluzione Finale” al problema ebraico tramite cremazione e gas asfissianti), di eugenetica (la sterilizzazione di “indesiderabili” e il Progetto Lebensborn, “fonte di vita”, ossia l’unione coatta fra cittadini ritenuti i migliori elementi della razza ariana, finalizzata a generare i futuri padroni del mondo) e di conquista territoriale, il LebensRaum, lo spazio vitale, ottenuto sterminando le forze nemiche o renderle schiave nei campi di concentramento.

Se all’inizio o durante il conflitto si fossero uccisi col gas dodici o quindicimila di quei giudei distruttori del popolo, come rimasero uccisi dal gas sui campi di battaglia centinaia di migliaia di tedeschi di tutte le classi, non sarebbero morte invano milioni di persone. Ammazzando dodicimila criminali finché si era in tempo avrebbero guadagnato la vita un milione di preziosi tedeschi…Che cosa predomina nel mondo borghese, l’impotenza, la vigliaccheria o la distorsione mentale? (ibidem, p. 251)


Per ottenere tutto ciò, venne approntato il sistema della violenza, sviluppatosi nelle SS di Heinrich Himmler, braccio armato del Partito Nazista e depositario dell’etica del regime; nella propaganda mistificatrice di Joseph Goebbels, fra pseudoscienza e roghi di libri; nel controllo totalitario di Hermann Goering sulle forze armate, piegate alle direttive del potere politico come non mai durante le precedenti monarchie(8). Così, facendo leva su malcontento economico, xenofobia latente e sentimenti irredentisti, un solo uomo riuscì a muovere un intero popolo verso un anacronistico ritorno ad un’epoca di guerre di popoli e di conquiste territoriali, quando il destino degli uomini era deciso dalla loro forza in battaglia e la pietà era ben lungi dal nascere, un futuro primitivo governato dalla Pax Germanica,

una pace non sostenuta dagli scodinzolamenti di piagnucolosi discorsi pacifisti, ma basata sulla spada vincitrice di un popolo dominatore che si impadronisce del mondo per l’utilità di una civiltà superiore. (ibidem, p. 24).


(7) L’uso dei gas nei lager fu forse introdotto anche dalla ritorsione personale del futuro dittatore? Di certo un senso della vendetta appare anche dopo la conquista di Parigi: Hitler sottoscrive la resa (parziale) della Francia a Versailles, nello stesso vagone ferroviario dove prima la Germania era stata smembrata dal precedente Trattato, vagone che poi farà distruggere con dell’esplosivo; le V1 e V2 inoltre erano l’abbreviazione di Vergeltungswaffe 1 e 2, quindi “prima e seconda vendetta”.
(8) Il codice militare germanico era sempre basato sul vecchio “Rechtstaat”, quello guglielmino, e in uno degli articoli che veniva di peso riportato, era contenuto il famoso “Paragrafo 47” il quale autorizzava i soldati a resistere agli ordini dei superiori se essi contraddicevano i codici morali e penali. L’obbedienza era dovuta non ad ordini che andassero contro la morale, ma doveva sempre essere soggetta alla legge, pena il suo annullamento. Di conseguenza, questo riguardava i soldati, la Wehrmacht, non le SS.
In alcuni casi ufficiali della Wehrmacht si rifiutarono di collaborare con il SD (servizio di sicurezza). Conosciamo ad esempio la presa di posizione dell’ammiraglio Canaris capo dell’Abwehr, il controspionaggio, che già l’8 settembre comunicava al generale von Stuelpnagel capo del Quartier Generale 1 che le SS si vantavano di fucilare giornalmente 2-300 polacchi. Qualche giorno dopo nel treno del Fuehrer, a Illnau, Canaris informava del fatto il generale Keitel aggiungendo: “Un giorno il mondo riterrà responsabile di ciò anche la Wehrmacht, sotto i cui occhi avvengono tali cose”.

domenica 14 settembre 2008

Testimonia!

Tanto per chiudere il discorso di 1984, vi trascrivo (e traduco gratis) il testo di Testify dei Rage Against The Machine, presente sull'album The Battle Of Los Angeles (1999), mentre qui a lato dovrebbe essere possibile guardarne il video (oppure cliccate qui). Occhio al ritornello evidenziato in corsivo bianco perchè è uno degli slogan più importanti del Partito, riportato quasi letteralmente dal capolavoro di Orwell. E ricordate che il Partito non adottava criteri di discriminazione razziale, e di conseguenza anche indiani, ebrei e afroamericani(!) potevano tranquillamente detenere il potere assoluto, a patto di piegarsi alle sue direttive. A buon intenditor.....

TESTIFY
TESTIMONIA
UGH!

The movie ran through me
Il film mi attraversava di corsa
The glamour subdue me
Il fascino mi soggioga
The tabloid untie me
Il giornale scandalistico mi scioglie
I'm empty please fill me
Sono vuoto ti prego riempimi
Mister anchor assure me
Signor presentatore assicurami,
That Baghdad is burning
Che Baghdad sta bruciando
Your voice it is so soothing
La tua voce è così confortante
That cunning mantra of killing
L'astuto mantra della strage
I need you my witness
Ho bisogno di te, mio testimone
To dress this up so bloodless
Di abbellirmelo rendendolo innocuo
To numb me and purge me now
Di intorpidirmi e purificarmi
Of thoughts of blaming you
Dal pensiero di biasimarti
Yes the car is our wheelchair
Si, l'auto è la nostra sedia a rotelle
My witness your coughing
Il mio testimone tossisce
Oily silence mocks the legless
L'untuoso silenzio sfotte i senza gambe
Ones who travel now in coffins
Che ora viaggiano dentro a bare
On the corner
Spalle al muro
The jury's sleepless
La giuria è insonne
We found your weakness
Abbiamo trovato la tua debolezza
And it's right outside our door
Ed è proprio fuori dalla nostra porta
Now testify
Adesso testimonia

Now testify
Adesso testimonia
It's right outside our door
È proprio fuori dalla nostra porta
Now testify
Adesso testimonia
Yes testify
Si, testimonia
It's right outside our door
È proprio fuori dalla nostra porta

With precision you feed me
Con accuratezza mi nutri
My witness I'm hungry
Mio testimone sono affamato
Your temple it calms me
La stanghetta dei tuoi occhiali mi calma
So I can carry on
Così posso tirare avanti
My slaving sweating the skin right off my bones
Nella mia schiavitù, facendomi sfruttare fino all’osso
On a bed of fire I'm choking on the smoke that fills my home
Su un letto di fuoco sto soffocando per il fumo che mi riempie la casa
The wrecking ball rushing
Lo spassoso incidente causa
Witness your blushing
Testimone, il tuo rossore
The pipeline is gushing
La conduttura zampilla
While here we lie in tombs
E qui giaciamo nelle tombe
While on the corner
Mentre spalle al muro
The jury's sleepless
La giuria è insonne
We found your weakness
Abbiamo travato la tua debolezza
And it's right outside your door
Ed è proprio fuori dalla tua porta
Now testify
Adesso testimonia
Yeah testify
Si, testimonia
It's right outside our door
È proprio fuori dalla nostra porta
Now testify
Adesso testimonia
Now testify
Adesso testimonia
It's right outside our door
È proprio fuori dalla nostra porta

Mass graves for the pump and the price is set
Fosse comuni per la pompa di carburante e il prezzo è fissato
Mass graves for the pump and the price is set
Fosse comuni per la pompa di carburante e il prezzo è fissato
Mass graves for the pump and the price is set
Fosse comuni per la pompa di carburante e il prezzo è fissato
Mass graves for the pump and the price is set
Fosse comuni per la pompa di carburante e il prezzo è fissato

Who controls the past now controls the future
Chi controlla il passato adesso controlla il futuro
Who controls the present now controls the past
Chi controlla il presente adesso controlla il passato
Who controls the past now controls the future
Chi controlla il passato adesso controlla il futuro
Who controls the present now?
Chi controlla il presente adesso?

Now testify
Adesso testimonia
Testify
Testimonia
It's right outside our door
È proprio fuori dalla nostra porta
Now testify
Adesso testimonia
Testify
Testimonia
It's right outside our door
È proprio fuori dalla nostra porta

venerdì 12 settembre 2008

Considerazioni

Oggi è il 12 settembre 2008. Sette anni fa io mi trovavo a casa, preparandomi, tra vendemmia e amicizie, al 02 Ottobre, per quando avrei dovuto recarmi presso l'aeroporto militare di Guidonia (RM) e essere sottoposto a visita medica per rimanere in ferma triennale (VFB) in Aeronautica Militare. Il 12 Settembre di sette anni fa, il mio sdegno era ai massimi livelli. Non avrei mai pensato di dovermi trovare a "vivere" un avvenimento simile. Considero e ho sempre considerato il popolo americano un pò come veniva considerato dai nostri nonni durante la controofensiva alleata in Italia; un popolo di gente spensierata, che non si rendeva conto di vivere all'interno di uno dei paesi più avanzati al mondo ma ugualmente disordinato socialmente. Un punto di vista simile a quello che poteva avere un osservatore imparziale appartenente al patto di Varsavia (se mai fosse stato possibile). Non mi stavano tanto simpatici, ma di certo non li odiavo. Ma questo mi indignava.

Cominciai a odiare i musulmani, gli immigrati e quelli residenti in mediooriente, avrei desiderato che tonnellate di bombe atomiche ed ettolitri di gas fossero sganciati su tutta la superficie dell'Afghanistan e anche oltre. Speravo di essere riammesso nelle forze armate, questa volta anche stipendiato "propriamente", speravo di poter essere assegnato a missioni in quei posti, speravo di venire faccia a faccia con quella gente, e avere occasione di poter scaricare odio e detonazioni guardando in faccia chi avrei ucciso, senza che avessi battuto ciglio. Non avevo sensi di colpa. O noi o loro.


Se avete letto il post su 1984, vi chiedo di leggere anche quanto segue.

Una bomba-razzo uccide centinaia di prolet a Pista Prima (ex Londra), Oceania. Subito il Partito organizza una manifestazione contro l'Eurasia, la nemica di sempre, in alleanza con l'Estasia, l'alleato di sempre. Il colpevole, Goldstein, viene condannato in contumacia e processato in effigie, una nuova legge marziale viene imposta alla popolazione per salvaguardarla, mentre un clima di terrore serpeggia tra la popolazione, che accetta suo malgrado queste restrizioni alla propria libertà, in cambio della sicurezza che solo un governo che controlla tutto può garantire.

Un'aereo di linea uccide migliaia di persone a Ground Zero, New York, USA. Subito il Congresso organizza una manifestazione contro Al Qaeda, la nemica di sempre, in alleanza con la Russia, l'alleato di sempre. Il colpevole, Osama Bin Laden, viene condannato in contumacia e processato in effigie, il Patriot Act viene imposto alla popolazione per salvaguardarla, mentre un clima di terrore serpeggia tra la popolazione, che accetta suo malgrado queste restrizioni alla propria libertà, in cambio della sicurezza che solo un governo che desidererebbe controllare tutto può garantire.

Per ulteriori approfondimenti: Fahrenheit 9/11, Zeitgeist Movie.

Ora dovrebbere essere più chiaro il perchè questo blog si chiama così........

mercoledì 10 settembre 2008

Il peggiore dei mondi possibili.

Desidererei continuare questo excursus letterario rifacendomi ai primi 3 libri citati fra le mie letture preferite nell'elenco alla vostra destra e sotto la mia foto ritoccata. Proporrò per primo 1984, del cui autore, G. Orwell, ho scelto la citazione in fondo alla pagina di questo blog. Per chi lo ha già letto, spero che questo articolo sia un modo di poterlo capire di più (l'ho riletto la settimana scorsa, e vi ho trovato ancora qualcosa di nuovo!) mentre, per chi non lo conoscesse, spero costituisca uno stimolo a scoprire un libro ancora dannatamente attuale anche a distanza di 60 anni dalla sua pubblicazione.


L’ambientazione

La matrice comune dei romanzi è la rappresentazione della società totalitaria in cui è un individuo, un gruppo o una specie a rappresentare la parte oppressa, quella che si ribella più o meno apertamente allo status quo. All’interno di tale struttura sociale sussistono regole, implicite o esplicite, il cui scopo è quello di pianificare, reprimere o influenzare il comportamento umano, e realizzare così quello che per gli “ingegneri sociali” (gli artefici del nuovo assetto e quindi autocrati detentori del potere) rappresenta l’utopia, il migliore dei mondi possibili, sia in senso materiale che ideale. Le dinamiche sociali, se ve ne sono, vengono stabilite dal potere assoluto che, strumentalizzando, distorcendo o sopprimendo concetti e strutture tipici della società umana come nazionalità, economia, legislazione, cultura, morale, etica e religione, riesce a conservare la propria posizione di predominio.
Tali società sono organizzate gerarchicamente tramite leggi, etiche, apparati economici, politici e militari a loro indispensabili, per assumere i caratteri di eternità e di immutabilità, effettiva o presunta, atti a renderli Leviatani[1] invincibili, meccanicamente concepiti allo scopo di racchiudere, sopprimere o imporre i comportamenti dell’uomo sociale, in nome di un ideale di ordine e raziocinio che finisce poi per sublimarsi in caos e irrazionalità, tragicamente eretti a sistema. Al di fuori di essi non viene consentito e concepito nulla o quasi. L’unica via per la felicità è quella di arrendersi agli imposti modelli di esistenza. L’unica via per la libertà è quella della ribellione.




La tirannia del futuro: 1984

1984 è l’ultimo libro scritto da Gorge Orwell (Eric Arthur Blair), nel 1948. Nato nel Bengala nel 1903, Orwell studia in Inghilterra, dove il suo stato sociale di inglese delle colonie influisce negativamente sui rapporti con i colleghi. Nondimeno, fu a Eton che per un semestre ebbe come insegnante Aldous Huxley. Nel 1922 Orwell si arruola nell’Indian Imperial Police di stanza in Birmania, distaccandosene nel 1927, amareggiato dalla realtà dell’imperialismo britannico [2] e all’inizio del 1928 si reca a Parigi per accrescere le sue conoscenze di vita vissuta, tra lavori umili e la prima esperienza con la scrittura; fu lì che nel 1929 apparve su Le Monde il suo primo articolo.

Rientrato nello stesso anno in Inghilterra, fu scrittore, critico, insegnante (periodo in cui, probabilmente, sviluppò il suo personale “socialismo”, di ispirazione utopica e libertaria), fino al 1937 [3], quando partecipò alla guerra civile spagnola a fianco del Partito Operaio di Unificazione Marxista, fino a che le alterne vicende della realpolitik, e un proiettile di un cecchino franchista (che lo colpì al collo), non lo costrinsero a fuggire [4]. La forte delusione di fronte alla sorte degli ideali per i quali aveva combattuto gli ispirò una definitiva diffidenza verso le ipocrite strumentalizzazioni di qualsiasi dirigenza politica.

Qualche anno dopo anche l’Inghilterra è coinvolta nel secondo conflitto mondiale, esperienza che sarà determinante per Orwell e la genesi della sua opera più nota, che verrà completata solo nel 1948. Prima del suo autoesilio nelle Ebridi nel 1947 col figlio adottivo Richard, aveva collaborato come giornalista con stampa e radio britanniche (il Tribune, l’Observer e la BBC). Durante la guerra, arruolatosi volontario nella Home Guard, riuscì a dedicarsi alla saggistica e alla collaborazione con alcune riviste, mentre a ostilità terminate si recò come corrispondente in un’Europa ancora sconvolta dalla distruzione. Afflitto dai problemi di salute causati dall’intensità della sua vita, muore nel 1950 a Londra.


L’ultimo uomo in Europa

Il titolo di questo paragrafo è anche quello originariamente scelto da Orwell per 1984, un semplice anagramma dell’anno di ultimazione. Si tratta di una storia di ribellione individuale ad un sistema sociale basato su oppressione, violenza e menzogna, del quale però il protagonista fa parte e ne è complice suo malgrado. Alla fine è il potere a vincere, e il libro si chiude senza presagire alcuna speranza di salvezza per il futuro. È però l’atto della rivolta che funge da guida all’interno della società da incubo descritta da Orwell.

Dopo la prima sensazione di straniamento temporale di fronte all’immagine dei tredici rintocchi di campana in un giorno di Aprile insolitamente freddo e luminoso (un richiamo intertestuale alla Wasteland Eliotiana), con la quale si apre il primo capitolo, vediamo definirsi il protagonista Winston Smith attraverso la propria routine di impiegato nella burocrazia della società totalitaria del futuro, alle prese con i problemi quotidiani e il proprio conflitto psicologico, dal quale deriverà la decisione di opporsi apertamente al potere, inizialmente scrivendo un diario, cioè un atto di autoaffermazione personale proibito e punito con la sistematica soppressione dell’individualità.

Determinante per la sua scelta è la storia d’amore con la coprotagonista Julia, sua collega, anch’essa insofferente verso l’oppressione, sebbene in una prassi diversa. Per frequentare Julia, Winston si ricrea uno spazio in una stanza in affitto nel quartiere popolare, altra cosa altamente proibita. Ma la ribellione di Winston è già stroncata sul nascere: O’Brien, l’intellettuale che rappresenta il potere dell’Inner Party e che lo sorveglia già da diversi anni sapendo tutto di lui, dal diario alla stanza fino alle sue personali paure, gli tende la trappola definitiva, dapprima fingendo di essergli in qualche modo vicino e poi di favorirlo nella ribellione, addirittura procurandogli un testo proibito e rivoluzionario che in realtà è un’esca, e annoverandolo apparentemente in una organizzazione sovversiva chiamata The Brotherhood, unicamente per indurlo a scoprirsi definitivamente agli occhi della Thoughtpolice, gli agenti del potere esecutivo della spietata società di Oceania, che non tollera l’esistenza di un solo pensiero eretico.

La terza parte, ambientata nella struttura governativa preposta alla tutela dell’ordine (il Ministero dell’Amore o MiniLuv in Newspeak), contiene la fase della “rieducazione” del protagonista, attraverso torture mentali e fisiche, composta da tre momenti: apprendere, comprendere e accettare. È qui che il personaggio di O’Brien, attraverso l’interazione psicologica con Winston, viene maggiormente definito, e con lui i reali aspetti della società che non sono ancora emersi dal racconto. Alla fine del libro Winston, dopo torture e brainwashings che hanno minato in lui la capacità di raziocinio, viene messo di fronte al proprio orrore personale nella famigerata stanza 101 [5]. L’ultima fase del processo ha per scopo la totale accettazione emotiva del potere e la distruzione dei sentimenti personali ancora in suo possesso; alla fine arriva la resa e Winston “accetta” la propria disumanizzazione chiedendo, per salvarsi, che al suo posto venga torturata Julia. A questo punto la narrazione assume toni onirici: Winston è stato rimesso in libertà, è sinceramente pentito, non prova più interesse per Julia e alla fine arriva ad amare sinceramente l’icona del potere, il Grande Fratello, prima di essere giustiziato con una fucilata alla testa, alfa e omega della sua ribellione. È questa dell’autore una scelta coraggiosa e coerente: un lieto fine sarebbe stato impossibile.


La società di Oceania


Sopra è riportata la mappa politica del mondo in cui è ambientato 1984; quest’ultimo è diviso in tre superstati di dimensioni continentali chiamati Oceania, Estasia ed Eurasia. Dal libro di Goldstein si apprende che la società umana è sempre stata divisa in tre gruppi, le Alte, le Medie e le Basse. In Oceania Alti, Medi e Bassi sono rispettivamente l’Inner Party, l’Outer Party, e i proles. Se fino a quel momento le rivoluzioni erano state guidate dalle Medie contro le Alte con l’aiuto delle Basse, per poi in sostanza ristabilire ogni volta l’antico ordine fino alla prossima rivoluzione, l’applicazione dell’Ingsoc ha congelato il tempo in un eterno presente, in modo da rendere impossibile un mutamento dello status quo così come è a volte storicamente avvenuto. Il numero dei membri dell’Inner Party è bloccato a sei milioni, un po’ meno del 2% della popolazione di Oceania, quello dei membri dell’Outer Party circa il 13%, e i proles ammontano al restante 85% [6]. L’atmosfera è quella di una continua guerra o assedio, in cui una popolazione terrorizzata e stremata ha ormai scelto di rimettersi a un potere forte, anche dittatoriale, pur di non sprofondare in un temuto stato di anarchia. La rivoluzione operata dal Partito non viene mai considerata conclusa ma solo annunciata e promessa, al fine di giustificarne in eterno la detenzione del potere. Conclusa una pace con l’Eurasia, si entra in guerra con l’Estasia e viceversa [7].

Ma una guerra perpetua finisce col confondersi con una pace altrettanto perpetua. La guerra perpetua serve in realtà ad assorbire, distruggere e sprecare le eccedenze di beni di consumo prodotte, al fine di mantenere un perenne stato di povertà calcolata nella popolazione [8], limitandone perciò il massimo di attività intellettuale solo un po’ al di sopra dei meri bisogni della sopravvivenza. Inoltre, non esistendo leggi formalmente scritte, tranne gli slogan e l’interpretazione ufficiale dell’Ingsoc [9], il potere esercita un arbitrio assoluto. Si negano nella pratica la ridistribuzione della ricchezza, la sovranità del popolo e la libertà affermate in teoria. Inoltre, nella prigione di dimensioni continentali che è Oceania, l’operato dell’Outer Party e dei proles viene sorvegliato in continuazione dal panopticon [10] della Thoughtpolice attraverso una rete onnipresente di teleschermi, telecamere, microfoni, mura di vetro e di spie addestrate a riconoscere il minimo segno, conscio o inconscio, di divergenza dalla dottrina ufficiale: un atteggiamento tiepido anziché fanatico, un tono della voce incerto o sospettoso, oppure una espressione del viso che non sia di sincero spirito di agitprop per il Grande Fratello.

Solo chi si fonde totalmente col sistema ne acquisisce i poteri, mentre chi vi si oppone viene catturato, rieducato, a volte usato come propaganda vivente nei “processi pubblici”, e in ogni caso eliminato dalla vita e dalla memoria dei posteri. Bombe-razzo (ordigni simili alle V1 e V2 naziste) vengono lanciate ad intervalli regolari nei quartieri dei proles, attribuendone la provenienza al superstato con cui si è in quel momento (sempre stati) in guerra, dirottando così l’odio inconscio delle masse verso il governo in odio conscio verso il nemico. Le pecche nella produzione materiale o “burocratica”, se ammesse, sono semplicemente imputate a chi possa essere (in pratica chiunque) accusato di essere un sabotatore, così da perpetuare un clima di terrore, sospetto e delazione [11]. La spietata, disumana e perfetta attività direttiva dell’Inner Party, le formalità obbligatorie per l’Outer Party (parate, comizi, riunioni, il cortometraggio di propaganda Two Minutes Hate), e i passatempi verso cui viene permesso ai proles di sprecare la propria capacità intellettuale, completano l’orizzonte della più terribile, forse, delle distopie letterarie di inizio ‘900.


[1] Il Leviatano è probabilmente il libro più conosciuto di Thomas Hobbes, pubblicato nel 1651. Hobbes è il massimo teorico dell’assolutismo. Esso tratta il problema della legittimità e della forma dello stato, rappresentato sulla copertina della prima edizione come un gigante costituito da tanti singoli individui, che regge in una mano una spada, simbolo del potere temporale, e nell'altra il simbolo di quello religioso a indicare che, secondo Hobbes, i due poteri non vanno separati. È il primo caso in cui all’unità del Corpus Christianum medievale si contrappone la potenza puramente e totalmente terrena dello stato sovrano. La ricerca non è più il genere umano ma lo stato, unione stretta dagli individui per formare una società armata di potere sovrano. Quindi lo stato è una forma suprema di organizzazione sociale rispetto al quale l’individuo è totalmente subordinato. Il titolo è ripreso dall’omonima figura biblica dell’Antico Testamento.

[2] Burmese Days (1934).

[3] La realtà della metropoli vissuta ai margini della società è descritta in Down and out in Paris and London (1933), così The Road to Wigan Pier (1937) è un vivido resoconto delle dure condizioni di vita dei minatori dell’Inghilterra centrale.

[4] Homage to Catalogna (1938), è un sofferto diario in cui Orwell registra il cinismo della guerra moderna descrivendo le trame di potere, i giochi politici e la propaganda ingannatrice della Germania Hitleriana e della Russia Stalinista, e il loro appoggio alle fazioni in lotta per garantirsi in realtà il futuro dominio ideologico nella penisola iberica.

[5] Un’osservazione: se considerato espresso in notazione binaria, il numero 101, convertito in decimale diventa 5; O’Brien, mostrando solo 4 dita a Winston, lo persuade a vederne 5. Il rapporto fra programmazione della mente e strumentalizzazione dei segni del sistema comunicativo verrà ripreso in seguito.

[6] Al di là dell’organizzazione gerarchica della società, la conseguente divisione dei poteri tramite quattro ministeri (MINIPLENTY, MINITRUE, MINILUV, MINIPAX) è indicativa della semplicità/complessità della macchina statale di Oceania che inoltre, non avendo capitale, evita di concentrare i suoi gangli vitali in un sol punto, aumentando così la propria invulnerabilità.

[7] Il fatto che le vecchie isole britanniche siano praticamente vicinissimi al nemico territorio Eurasiano non significa che da questo possano essere conquistate e annesse. I confini dei superstati sono stati infatti calcolati in modo da non permettere mai a una potenza di avere la meglio sulle altre. Una vittoria o una sconfitta significherebbero, dal punto di vista politico interno/esterno, la fine della guerra, che invece si vuole perpetua. Ogni nazione quindi ha da considerarsi invincibile, mantenendo così intatto il proprio ordinamento sociale/politico interno. La guerra diventa così una questione di politica interna.

[8] L’economia di Oceania è totalmente controllata dallo stato, cioè dal Partito, tramite il Ministero dell’Abbondanza (Miniplenty). Ad esso si deve la pianificazione di appositi piani pluriennali, eternamente rinnovabili e ridimensionabili, particolarmente orientati allo sviluppo dell’apparato bellico. Così, la continua guerra assorbe tutte le eccedenze di produzione, fino a un livello talmente alto da provocare la totale dipendenza economica della popolazione verso lo stato

[9] L’Inner Party ha elaborato tre slogan: “War is Peace”, “Freedom is Slavery” e “Ignorance is Strenghth”. Quanto all’Ingsoc (Socialismo inglese), esso è il sistema filosofico che regola la vita sociale in Oceania. È presente, con nomi diversi, anche negli altri 2 superstati “rivali” nel resto del mondo. Potremmo descriverlo come una filosofia politica-economica-sociale che nella sua weltanschaunng aggressivamente materialistica viene “dialetticamente” a inglobare-neutralizzare-ridefinire anche la sua eventuale controparte idealistica, opportunamente (ri)elaborata per autolegittimarsi il potere, come può esserlo stata il Marxismo-Leninismo nella veste, ritoccata e manipolata, dello Stalinismo.

[10] Struttura architettonica ideata da J. Bentham (1748-1832), politico inglese teorico dell’utilitarismo, che permette la sorveglianza di decine di prigionieri da parte di una sola guardia.

[11] È negli uffici-fabbriche del partito esterno, le mani del potere, che è più diffuso il tipo di umanità dal carattere smorto, sospettoso, mediocre e falso, avvolto nel più grigio conformismo da burocrazia statale, con le formalità fisse, la corsa spregiudicata al più piccolo privilegio, l’atmosfera di ostilità repressa ma avvertibile, dove gli unici sentimenti sono di amore automizzante/atomizzante verso il Grande Fratello e furore cieco verso i nemici, ribaditi dai Due Minuti di Odio. I rapporti umani vengono ridefiniti, i matrimoni sono proibiti se si avverte la presenza di un minimo di amore reciproco tra i futuri sposi, i figli vengono educati a spiare e denunciare i genitori, il sesso in quanto piacere viene considerato controrivoluzionario, e ogni genere di attività individuale (quando essa è possibile o permessa) viene considerata sospetta. È l’amicizia in primis a farne le spese. La cultura di regime altera e modifica la percezione della realtà al pari di una droga, dalla quale si ha poi la più disperata e assoluta delle dipendenze. E alla fine è il Socing a costituire l’unica ragione di vita dell’autentico cittadino di Oceania.



Lo stato fondato sul sacrificio umano

È opinione comune tra i critici che Orwell, riguardo la “creazione” del setting di 1984, si sia ispirato al metodo di indagine storico-sociale di J. Burnham[1] e al proprio studio della prassi politica dell’U.R.S.S. staliniana[2]. Un’analisi comparata dei caratteri della Russia Sovietica e della fittizia Oceania permette di identificare una serie di sostanziali analogie. In primo luogo, il nuovo assetto politico è scaturito, come quello bolscevico, da una serie di rivoluzioni originatesi da un precedente stato di guerra su vasta scala; inoltre, il territorio occupato dallo stato totalitario ha dimensioni continentali, come l’ex Russia zarista durante la Grande Guerra:

The splitting up of the world into three great super-states was an event which could be and indeed was foreseen before the middle of the twentieth

century. With the absorption of Europe by Russia and of the British Empire by the United States, two of the three existing powers, Eurasia and Oceania, were already effectively in being. The third, Eastasia, only emerged as a distinct unit after another decade of confused fighting. (1984, pp. 151-152)

Ora, gli artefici di queste rivoluzioni, avevano conquistato il potere sfruttando il precedente stato di guerra, instaurando in seguito il proprio regime monopartitico-totalitario[3]:

The new aristocracy was made up for the most part of bureaucrats, scientists, technicians, trade-union organizers, publicity experts, sociologists, teachers, journalists, and professional politicians…As compared with their opposite numbers in past ages, they were less avaricious, less tempted by luxury, hungrier for pure power, and, above all, more conscious of what they were doing and more intent on crushing opposition. This last difference was cardinal. (ibidem, p. 166)

A questo punto la nuova dirigenza, il Partito (l’èlite che si riconosce nella figura del leader illuminato, il Big Brother[4]) mette in pratica i punti del proprio programma politico, che in teoria ha l’obbiettivo di realizzare gli ideali per i quali si sono battute le masse, ma in realtà si traduce in una divisione in classi ancora più rigida e in un’economia totalmente pianificata, volutamente distrofica e concentrata nei settori bellico e spionistico:

After the revolutionary period of the fifties and sixties, society regrouped itself, as always, into High, Middle, and Low. But the new High group… knew what was needed to safeguard its position. It had long been realized that the only secure basis for oligarchy is collectivism. Wealth and privilege are most easily defended when they are possessed jointly. The so-called “abolition of private property”…meant, in effect, the concentration of property in far fewer hands than before: but with this difference, that the new owners were a group instead of a mass of individuals. Individually, no member of the Party owns anything…Collectively, the Party owns everything in Oceania, because it controls everything, and disposes of the products as it thinks fit. In the years following the Revolution it was able to step into this commanding position almost unopposed, because the whole process was represented as an act of collectivization. (1984, pp.166-187)

At the apex of the pyramid comes Big Brother...Below Big Brother comes the Inner Party. Below the Inner Party comes the Outer Party, which, if the Inner Party is described as the brain of the State, may be justly likened to the hands. Below that come the dumb masses whom we habitually refer to as “the proles”…(1984, p. 168)


Al pari di tutti gli altri settori di attività, il Partito controlla anche l’informazione e la cultura, operando una sistematica distorsione dei fatti. Solo un certo tipo di verità[5] è ritenuta corretta, quella in linea col pensiero ufficiale; a tal fine, ogni documento “scomodo” (libri, film, giornali, manifesti, statistiche e discorsi) viene di continuo alterato:

This peculiar linking-together of opposites - knowledge with ignorance… - is one of the chief distinguishing marks of Oceanic society. The official ideology abounds with contradictions even when there is no practical reason for them. Thus, the Party rejects and vilifies every principle for which the Socialist movement originally stood, and it chooses to do this in the name of Socialism…Even the names of the four Ministries by which we are governed exhibit a sort of impudence in their deliberate reversal of the facts. The Ministry of Peace concerns itself with war, the Ministry of Truth with lies, the Ministry of Love with torture and the Ministry of Plenty with starvation. These contradictions are not accidental, nor do they result from ordinary hypocrisy; they are deliberate exercises in doublethink. For it is only by reconciling contradictions that power can be retained indefinitely.

(1984, pp. 173-174).

But by far the more important reason for the readjustment of the past is the need to safeguard the infallibility of the Party…It is also that no change in doctrine or in political alignment can ever be admitted. For to change one's mind, or even one’s policy, is a confession of weakness…And if the facts say otherwise then the facts must be alteredThe mutability of the past is the central tenet of Ingsoc. Past events, it is argued, have no objective existence, but survive only in written records and in human memories…And since the Party is in full control of all records and in equally full control of the minds of its members, it follows that the past is whatever the Party chooses to make it…And if it is necessary to rearrange one’s memories or to tamper with written records, then it is necessary to forget that one has done so. The trick of doing this can be learned like any other mental technique. It is learned by the majority of Party members, and certainly by all who are intelligent as well as orthodox. In Oldspeak it is called, quite frankly, “reality control”. In Newspeak it is called doublethink, though doublethink comprises much else as well. (1984, pp.171-172).


Il Partito si appoggia su un’ideologia, l’Ingsoc o Socialismo Inglese[6], secondo la quale ad una vecchia concezione dell’uomo, della natura e della storia viene sostituita un’altra; l’uso che ne fa il Partito è giustificare la propria detenzione del potere, insieme ad un perfetto apparato repressivo, la Thoughtpolice[7], ed un nuovo strumento in grado di influenzare le coscienze in un modo ancora più efficace e raffinato: il Newspeak[8], espressione del Doublethink:

Doublethink means the power of holding two contradictory beliefs in one’s mind simultaneously, and accepting both of them…The process has to be conscious, or it would not be carried out with sufficient precision, but it also has to be unconscious, or it would bring with it a feeling of falsity and hence of guilt. Doublethink lies at the very heart of Ingsoc, since the essential act of the Party is to use conscious deception while retaining the firmness of purpose that goes with complete honesty…Ultimately it is by means of doublethink that the Party has been able - and may, for all we know, continue to be able for thousands of years - to arrest the course of history. (1984, p.172)


The first and simplest stage in the discipline…is called, in Newspeak, crimestop. Crimestop means the faculty of stopping short, as though by instinct, at the threshold of any dangerous thought. It includes the power of not grasping analogies, of failing to perceive logical errors, of misunderstanding the simplest arguments if they are inimical to Ingsoc, and of being bored or repelled by any train of thought which is capable of leading in a heretical direction. Crimestop, in short, means protective stupidity. But stupidity is not enough. On the contrary, orthodoxy in the full sense demands a control over one’s own mental processes as complete as that of a contortionist over his body. (1984, 170-171)


All the beliefs, habits, tastes, emotions, mental attitudes that characterize our time are really designed to sustain the mystique of the Party and prevent the true nature of present-day society from being perceived…The discontents produced by his bare, unsatisfying life are deliberately turned outwards and dissipated by such devices as the Two Minutes Hate, and the speculations which might possibly induce a sceptical or rebellious attitude are killed in advance by his early acquired inner discipline…(1984, 171-172)

È richiesto un continuo stato di isteria guerriera e odio verso chiunque (anche conoscenti e familiari) sia il nemico, sia esso il traditore interno (i thoughtcriminals o gli agenti di Goldstein)[9] oppure la superpotenza esterna[10], e una perenne idolatria verso il leader:

A Party member is required to have not only the right opinions, but the right instincts…A Party member is expected to have no private emotions and no respites from enthusiasm. He is supposed to live in a continuous frenzy of hatred of foreign enemies and internal traitors, triumph over victories, and self-abasement before the power and wisdom of the Party. (1984, p.170)

War prisoners apart, the average citizen of Oceania never sets eyes on a citizen of either Eurasia or Eastasia, and he is forbidden the knowledge of foreign languages. If he were allowed contact with foreigners he would discover that they are creatures similar to himself and that most of what he has been told about them is lies. (1984, p.159)


Le uniche differenze degne di nota tra la “reale” Russia stalinista e la “fittizia” Oceania consistono nella sorveglianza tramite gli onnipresenti teleschermi (che l’arretrato sviluppo tecnologico del primo regime sovietico difficilmente avrebbe potuto attuare); nel meccanismo della guerra continua (nel senso di scontro militare diretto, sostituito nella realtà da quello ideologico definito “Guerra Fredda”); infine, nella severa regola di puritanesimo sessuale che permette solo rapporti per fini procreativi (goodsex). Nella finzione Orwelliana, queste differenze principali con la realtà sovietica nascevano una nuova attitudine delle classi dirigenti: desiderare unicamente il potere per il potere, da ottenere e mantenere ad ogni costo. E tutto ciò viene rivelato da O’Brien a Winston durante la drammatica fase della rieducazione:

The Party seeks power entirely for its own sake. We are not interested in the good of others; we are interested solely in power. Not wealth or luxury or long life or happiness: only power, pure power…The German Nazis and the Russian Communists came very close to us in their methods, but they never had the courage to recognize their own motives…We are not like that. We know that no one ever seizes power with the intention of relinquishing it. Power is not a means, it is an end. One does not establish a dictatorship in order to safeguard a revolution; one makes the revolution in order to establish the dictatorship. (1984, p. 211-212)



1 In “The Managerial Revolution: What is Happening in the World (1941). J. Burnham, ex intellettuale trozkista americano, si schierò con l’ala conservatrice in seguito a un dissidio interno al Socialist Workers Party riguardo il reale motivo dell’invasione sovietica in Finlandia. A differenza della spiegazione trozkista della “rivoluzione degenerata”, secondo Burnham la vera natura del sistema sovietico era una dittatura burocratico-collettivista, guidata da una nuova classe, quella dei dirigenti di partito. Da qui la sua opinione che il capitalismo stesse scomparendo, ma che il socialismo non l’avrebbe sostituito. Cfr. “G. Orwell, Collected Essays, London, Seecker & Warburg, 1961,Vol. IV, pp. 160-181”.

[2] “La distruzione della memoria sociale diventa un’industria di base in Oceania, e qui, naturalmente, Orwell si ispirava direttamente allo stalinismo che, essendo la forma più «avanzata» di totalitarismo, era molto più esperto in questo lavoro che non il fascismo. Hitler faceva bruciare i libri, Stalin li faceva riscrivere”. Irving Howe, tratto da Politica e romanzo, Lerici, Milano, 1963. Tuttavia, alla sua indignazione verso la classe dirigente del Politbjuro andrebbe aggiunta l’avversione a quel Nazismo che aveva seriamente minacciato non solo gran parte dell’Europa continentale, ma anche la stessa Inghilterra

[3] Il Partito Socialdemocratico Russo Operaio Bolscevico, divenuto “legale” a Pietrogrado nel Febbraio 1917, e diventato nel 1919 Partito Comunista Russo (dei bolscevichi), rappresentava il principale antagonista del Governo Provvisorio composto da borghesia e aristocrazia, formatosi per colmare il vuoto di potere causato dall’abdicazione di Nicola II. (cfr. G. M. Basile, in Storia della civiltà letteraria russa, Utet, Torino, 1997, pp. 227).

[4] Big Brother is infallible and all-powerful…Nobody has ever seen Big Brother. He is a face on the hoardings, a voice on the telescreen…Big Brother is the guise in which the Party chooses to exhibit itself to the world. His function is to act as a focusing point for love, fear, and reverence, emotions which are more easily felt towards an individual than towards an organization.” (1984, p. 168). L’allusione dell’autore ai manifesti sovietici di propaganda raffiguranti il baffuto Josif V. Stalin, e al suo “culto della personalità” è chiarissima.

[5] Il principale organo di informazione ufficiale del governo sovietico è stato il giornale (stampato in forma legale dal 6 Marzo 1917) Pravda, che in russo significa “verità, cosa giusta”.

[6] “In Oceania the prevailing philosophy is called Ingsoc, in Eurasia it is called Neo-Bolshevism, and in Eastasia it is called by a Chinese name usually translated as Death-Worship...The citizen of Oceania is not allowed to know anything of the tenets of the other two philosophies, but he is taught to execrate them...Actually the three philosophies are barely distinguishable, and the social systems which they support are not distinguishable at all. Everywhere there is the same pyramidal structure, the same worship of semi-divine leader, the same economy existing by and for continuous warfare.” (1984, pp. 159-160)

[7] La Toughtpolice è la polizia segreta di Oceania, incaricata di scovare l’eresia spiando i governati, perpetuando così il “terrore”. Nella russia stalinista, questo era il compito del Commissariato del Popolo agli Affari Interni, lo spietato N.K.V.D., esecutore delle epurazioni politiche, delle deportazioni dei prigionieri e dello sterminio tramite i Gulag.

[8] Il Newspeak, elaborato dai linguisti del Partito, è caratterizzato dalla drastica riduzione quantitativa e qualitativa dei vocaboli, dall’abbreviazione di particolari lessemi e dalla semplificazione delle regole morfosintattiche dell’Oldspeak (l’inglese corrente). Il risultato è un idioma in cui a ogni espressione possa corrispondere un solo significato, quello politicamente ortodosso; paragonabile ad un linguaggio informatico, esso mira a fornire esclusivamente gli strumenti logico-cognitivi permessi, “programmando” la mente rendendola un sistema chiuso e statico ed evitare così ogni manifestazione di pensiero indipendente. (Cfr. 1984, The principles of newspeak, p. 241)

[9] Alla chiara corrispondenza Trotskij-Goldstein, bisogna accostare il caso del quattordicenne Pavlik Morozov, che, come la figlia di Parsons, collega di Winston, denunciò il padre, e per questo fu iscritto nel libro d’onore dei pionieri, una sezione della Gioventù Comunista (KomSoMol). (Cfr R. Conquest, Stalin, Mondatori, Milano, 2003, p. 22).

[10] Con il patto di non aggressione Molotov-Von Ribbentrop, stipulato nell’agosto del 1939, la Germania hitleriana non fu, ufficialmente, ritenuta nemica fino all’invasione del 22 giugno 1941. Dopo la vittoria sui nazisti e il vertice di Jalta, la temporanea pace con U.S.A. e Regno Unito si sublimò in un nuovo conflitto, quello ideologico della “Guerra Fredda”. Per necessità politica (esattamente come in Oceania), gli alleati della Russia potevano divenirne i nemici e viceversa. (Cfr. R. Conquest, Stalin, Mondatori, Milano, 2003, pp. 246, 261, 292, 309-311).